La battaglia rivoluzionaria del Sud Africa

Èun viaggietto di 16 mila chilometri che Sasa conta di percorrere in parte a piedi, in parte con mezzi di fortuna. Non lo ha fermato, finora, neppure il vento minaccioso che soffia dalla lontanissima terra del grande Mandela, dove proprio in questa incipiente primavera, a circa due mesi dall'inizio della manifestazione calcistica mondiale, è scoppiato prima un gravissimo incidente tra bianchi e neri che è costato la vita ad un "afrikaner", cioè ad un discendente dei pionieri europei dell'apartheid, che si era già segnalato per il disprezzo razziale verso i suoi connazionali di colore; e poi la notizia, questa assai più grave, dell'annuncio da parte di un "sito" di Al Quaeda di un progetto di terrificante attentato terroristico contro il "mondiale". Anche tra gli "afrikaner" la manifestazione organizzata della FIFA per la prossima estate è vista come una provocazione propagandistica in favore dei sud africani di colore, ma la minaccia dei "kamikaze" islamici ha ben altra portata, anche se le polizie e i servizi speciali di tutte le nazioni finaliste hanno predisposto da gran tempo un sistema di sicurezza che garantiscono inviolabile. È sperabile che sia così, anche perché il "sito" di Al Quaeda ha rivolto minacce dirette alla carovana azzurra considerata rappresentante di un paese "sionista", come l'Inghilterra e gli Stati Uniti. Per festeggiare l'incontro fra le due nazionali anglo-sassoni, in programma la sera del 12 giugno a Rustenburg, i ragazzi di Bin Laden hanno promesso un attentato particolare nel quale, "ad Allah piacendo", i morti si dovrebbero contare non a decine ma a centinaia. In un'intervista sollecitata al nostro grande olimpionico di Monaco 1972, Pietro Mennea, il velocista pugliese ha ricordato l'incursione dei terroristi palestinesi contro gli atleti israeliani che spaventò il mondo intero, aggiungendo che per i "mondiali" di calcio della prossima estate la scelta del Sud Africa "con i problemi che ha", non gli è parsa azzeccata. In realtà, l'assegnazione alle Federazioni e a quel governo di organizzare la Coppa è stata suggerita proprio dal desiderio prevalente nel mondo del calcio di sottolineare, con una manifestazione così importante e popolare, la conquista dell'indipendenza e della democrazia dei paesi africani, un tempo ridotti a colonie. La minaccia di Al Qaeda dimostra che questi fanatici e sanguinari estremisti non rispettano nemmeno una così generosa battaglia di natura autenticamente rivoluzionaria. La verità è che il mondo è scosso non solo da una crisi economica finanziaria allarmante, ma anche da un'ondata di estremismo, di fanatismo, di irrazionalità che storna in una disperata difesa i mezzi e le energie dei paesi liberi, contribuendo purtroppo ad impedire la soluzione dei drammatici problemi creati dal crollo delle grandi ideologie e della mutazione epocale della globalizzazione. ma le bombe e la criminalizzazione degli avversari non hanno mai risolto alcun problema.