Ranieri il martello non si ferma
Bloccato dalla tensione, dall'emozione di ritrovarsi lassù dove non era riuscito a portare neanche la Juventus a questo punto del campionato. Claudio Ranieri ci ha messo un po' a riprendersi, chi l'ha visto entrare negli spogliatoi a fine partita racconta che aveva gli occhi lucidi. Lui, romanista vero, questo primato se lo sento sulla pelle. E sa che in gran parte è merito suo. Quando ha accettato di allenare la Roma gli è stato chiesto di riportarla in Champions. Ora la sta facendo viaggiare oltre ogni limite. Un'ora dopo la vittoria con l'Atalanta torna lucido, prova a nascondere l'emozione, «non sono teso, spero di commuovermi più in là», e ammette che «ora le cose cambiano, dipendiamo da noi stessi. Siamo primi ma il campionato non è finito. Abbiamo fatto tanto ma si deve continuare anche con umiltà. Cerchiamo di restare sereni e non ascoltare quello che si dice all'esterno. Adesso viene il bello. Ho detto prima e ribadisco: se dovessimo vincere lo scudetto, l'avrebbe perso l'Inter». Lo dicono i quindici punti persi dai nerazzurri sulla Roma nelle ultime 23 partite. «Ma anche il Milan non è fuori dalla corsa come non lo eravamo noi. Il campionato è bello perché non è ancora chiaro chi può vincere ed erano anni che non succedeva, è un bene per il calcio italiano». La vittoria sofferta con l'Atalanta, secondo Ranieri, è «merito del pubblico, il vero dodicesimo uomo in campo: ha capito le nostre difficoltà e ci ha avvolti, ci ha dato il cuore e la determinazione. Abbiamo avuto un black-out e loro ci hanno aiutato». E ora il derby, una partita che provocherà agitazione e notti insonni a tutta la città. «Sarà dura - ammette il tecnico - al di là della classifica che in gare del genere non conta. Dovremo giocarcela, la Lazio è una buona squadra con una difesa tra le migliori e adesso trova anche i gol». Due giorni prima a Milano si giocherà Inter-Juventus, altra gara cruciale nella corsa scudetto. «Non si decide nulla con la prossima partita, avoglia a pedalare. Non dobbiamo farci riprendere e continuare a spingere come martelli. Alla Juve dico solo in bocca al lupo... Non ho alcuna rivincita da prendermi - spiega Ranieri - negli ultimi tre anni sono stato terzo, secondo e ora primo. Non me l'aspettavo, me la godo e spero di regalare e regalarmi un sogno: sono contento, anche se non si vede. Non sono uno che dimostra quello che prova». L'allenatore spiega così le sue scelte. «Sono partito con Menez perché avevo bisogno di allargare la difesa dell'Atalanta, poi ho tolto lui e non Totti perché Francesco mi ha avvertito che rischiava di essere espulso». A quel punto è stato impossibile non dargli retta.