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Zarate scomparso

Zarate

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La vittoria di Pechino era stato un sinistro presagio. L'8 agosto la Lazio si prende la Supercoppa Italiana, batte la super Inter di Mourinho ma di Zarate non c'è traccia. O meglio, solo un destraccio respinto da Julio Cesar, per il resto una dignitosa prestazione da comprimario con Matuzalem e Rocchi a guidare i compagni a un isperato e fuorviante (per quello che si è visto dopo) successo storico in terra cinese. Lui, il campione più amato, costato ventuno milioni di euro cash per portarlo via dagli arabi dell'Al Sadd, comincia male la stagione anche se ad agosto segna un gol importante contro gli svedesi dell'Elfsborg nel preliminare di Europa League. Poi un infortunio muscolare lo toglie di mezzo per la sfida all'Olimpico contro la Juve e lì cominciano i problemi. Rientra a Catania ma nella testa di molti suoi colleghi comincia a maturare l'idea che senza Zarate si giochi meglio e soprattutto che l'egoismo dell'argentino sia deleterio per la squadra.   Invidie, mugugni, qualche parola di troppo e scoppia la crisi. Forse all'interno dello spogliatoio si sopporta male anche l'ingaggio che il giovane Maurito precepisce da Lotito: due milioni di euro, dieci volte lo stipendio di tanti giocatori della Lazio. Si arriva a fine ottobre, partita interna contro il Cagliari e anche Ballardini che fino a quel momento lo aveva sempre difeso, lo attacca pubblicamente: «Mauro doveva marcare Daniele Conti, tutti devono partecipare alla fase difensiva». Lo snaturamente di un talento cristallino è compiuto. Il tecnico della Lazio gli aveva chiesto di limitare il raggio d'azione del regista avversario oltre a non eccedere nei dribbling. Insomma Zarate deve cambiare gioco e modo di stare in campo, evitare di fare tutte quelle cose che l'anno scorso lo avevano portato alla ribalta del calcio italiano. Niente tunnel fulminanti agli avversari e fendenti call'incrocio dei pali.   La vittoria nel derby con un gol da cineteca, il trionfo in coppa Italia, tutti ricordi sbiaditi. Sì, perchè da febbraio in poi, con l'arrivo di Reja, va anche peggio che con Ballardini. Il tecnico friulano sceglie Rocchi, rilancia il capitano e dà fiducia a Floccari. E così Maurito diventa piano piano una riserva eccellente fino all'espulsione di Genova dopo uno scatto nervoso. Solo la giornata in curva Nord per vedere la dolorosa sconfitta contro il Bari, unico raggio sole degli ultimi tempi. Un bagno d'affetto che avrebbe dovuto servire da elettrochoc e invece ancora prestazioni anonime e l'unico rifugio vero le fughe a Madrid per gustare la tanto amata carne argentina. A Bologna potrebbe ritrovare il posto da titolare solo perché Floccari e Rocchi sono diffidati e Reja non vuole correre il rischio di perderli contemporanemante. Se qualcuno avesse pensato a un'eventualità del genere sarebbe stato considerato un pazzo. Eppure è tutto vero, solo tre gol in campionato (uno su rigore), un anno senza il vero Zarate. Un'eternità ma ci sarebbe tra dieci giorni il derby per ribaltare il suo anno orribile. E Maurito vuole provarci a salvare la Lazio e a battere gli odiati rivali.  

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