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The italian Job

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Ilcalcio italiano, bollato come antiquato, considerato sorpassato e dato per morto e sepolto al di fuori dello stivale, sa ancora graffiare. Chi pensava l'opposto dovrà incominciare a ricredersi. La legione italiana all'estero sta piantando le sue bandierine tricolori un po' dappertutto. L'Italia che vince e che fa vincere sta dimostrando agli scettici di essere come un lupo: perderà ogni tanto il pelo, ma non di certo il vizio. Oltre i confini lo stanno provando a domicilio e sulla propria pelle: l'Italia pallonara va ancora di moda. Lo Zenit di Spalletti e Rosina, in Russia, non è partito male, ma è in Inghilterra che l'«italian power» ne sta combinando davvero delle belle. Tre allenatori italiani, ora come ora, avrebbero vinto i loro personalissimi tre scudetti: il titolo, l'accesso alla Champions e la permanenza in Premier. Carlo Ancelotti per il Chelsea, Roberto Mancini per il Manchester City e Gianfranco Zola per il West Ham. Il «sacco» dell'Old Trafford da parte del Chelsea ancelottiano ha impacchettato il sorpasso in classifica sul Manchester United (74 punti per i Blues, 72 per la banda di Ferguson), il ritorno in vetta alla classifica e il vantaggio che potrebbe essere determinante per l'arrivo in volata. Ancelotti, al primo colpo, potrebbe essere il primo tecnico italiano a vincere la Premier League. Niente male, soprattutto se si pensa che Carletto ha già portato nella bacheca di Stamford Bridge un Charity Shield (l'equivalente della Supercoppa italiana) ed è ancora in corsa in Fa Cup. Roberto Mancini, grazie ai tentennamenti di Tottenham e Liverpool, è riuscito a traghettare il City nelle acque in cui avrebbe dovuto navigare in pianta stabile da inizio stagione. Sei «pappine» al malcapitato Burnley e quarto posto dentro l'uovo di Pasqua. Un quarto posto che vorrebbe dire Champions, soldi dello sceicco a palate per il mercato e riconferma automatica del Mancio («Il Manchester City è un club speciale dove mi trovo molto bene. Sono qui e spero di restarci a lungo») in panchina. Zola, invece, ha altre gatte da pelare: scongiurare la retrocessione del West Ham in Championship. Gli Hammers, al momento, sarebbero salvi per un pelo. Se lo saranno anche alla fine, «Magic Box» avrà compiuto la sua missione speciale: tenere in piedi una baracca più volte sul punto di crollare e consegnarla a qualcun altro per l'anno che verrà (molto probabilmente Steve McLaren, ora al Twente). Poi, sempre restando in Inghilterra, c'è sempre un certo Fabio Capello, coadiuvato da Franco Baldini e dal suo staff, che con la sua «italianità» potrebbe garantire in Sudafrica quel quid in più che al Leoni inglesi manca dal'66. Il made in Italy tira ancora. E segna pure. Nell'ultimo weekend, al di fuori dell'Italia, sono andati a bersaglio Macheda (Manchester United), Okaka (Fulham) e Barzagli (Wolfsburg).

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