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Ranieri rilancia

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Il tecnico della A.s. Roma Claudio Ranieri

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Da «questa squadra non può essere considerata mia» a «progetto». La trasformazione della Roma passa anche per le parole di Claudio Ranieri. A ottobre, quando i giallorossi sguazzavano nelle paludi delle zone basse della classifica, ne diceva alcune, adesso, da tutt'altra parte della graduatoria, ne pronuncia altre. Completamente diverse. Ieri, intervenendo alla presentazione del libro di Enrico Varriale «A Bordocampo - Il calcio oltre la linea bianca», il tecnico di San Saba ha abbinato la parolina magica «progetto» alla Roma. Era arrivato nel locale «My River» senza rilasciare dichiarazioni, poi qualche minuto più tardi, in un tavolo riservato, davanti a un buon bicchiere di vino e a qualche stuzzichino, si è lasciato sfuggire qualche battuta. Dicendo anche cose parecchio importanti. «Il progetto Roma sta prendendo corpo, voglio cercare di portarlo avanti per altri tre o quattro anni. Insomma, fatemi godere un altro po'». Se non è un assist alla società per il rinnovo di contratto, poco ci manca. A breve, infatti, Rosella Sensi e Claudio Ranieri si incontreranno per discutere del rinnovo di contratto. La volontà dell'allenatore che ha trainato la Roma dalle stalle alle stelle è chiara: «Io resto qui e voglio restarci. Dopo 30 anni in giro per il mondo sono finalmente tornato a casa e mi volete far ripartire? La Nazionale? Sì, ma non subito. Più in là con il tempo. Vorrei chiudere la mia carriera sulla panchina azzurra o, nel caso in cui l'Italia non pensasse a me, su quella di un'altra Nazionale. Solo tra qualche anno, però. Adesso penso, alleno e vivo solo da romanista». Un po' come De Rossi: "Non avevo mai incontrato uno come lui. Daniele è il vero simbolo della romanità ai nostri tempi, uno disposto a dare tutto se stesso per un modo di vivere». Il pensare, allenare e vivere da romanista di Ranieri si è notato anche dopo l'Inter. «Il martello», come si è autodescritto il tecnico, ha continuato a martellare in quel di Trigoria. Visione particolareggiata della registrazione della gara con l'Inter, rimproveri ai giocatori che in allenamento hanno mostrato anche il più piccolo segnale di appagamento e incoraggiamenti per tutti. E un invito: isolarsi dall'entusiasmo dell'ambiente che rischia di essere deleterio. Bari sarà un'altra finale. Per affrontarla, visti i risultati delle ultime apparizioni, si affiderà all'ormai collaudato (e sempre vincente) sistema di gioco inaugurato contro l'Udinese: i soliti quattro in difesa (Cassetti, Juan, Burdisso e Riise), tre a centrocampo e Toni accompagnato da altri due elementi dall'elevato tasso di pericolosità offensiva. Causa squalifiche di Perrotta e Menez, in mezzo al campo dovrebbe ritornare Taddei mentre in avanti il rientro di Totti è più di una semplice opzione. Vucinic, nel caso di un capitano dal primo minuto, dovrà fare il lavoro sporco per garantire i giusti equilibri. Il compito che spettava a Delvecchio nell'anno del terzo scudetto.

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