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Il Centro-Sud si risveglia in campionato

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C'èancora un ampio margine di incertezza in zona retrocessione, mentre in testa l'egemonia dell'Inter di Mourinho non è più schiacciante ma viene ormai insidiata, giornata dopo giornata, specialmente dalla Roma. Anche il Palermo e il Napoli si segnalano per un rendimento mediamente brillante, e questo progresso del Centro-Sud è da segnalare come una novità molto interessante. Vanno, purtroppo, diversamente le cose sotto il profilo disciplinare e finanziario: l'ultima domenica di marzo è stata turbata da parecchi incidenti poco simpatici, a prescindere da decisioni arbitrali bizzarre e catastrofiche. A Torino, i tifosi della Juventus -un club che un tempo andava famoso per la sua signorilità, hanno aggredito i giocatori benché stessero vincendo il "match" con l'Atalanta, prendendo a schiaffi Zebina, un difensore esterno che un tempo giocava per la Roma e che come direbbe il Cavaliere è «abbronzato» talché l'episodio ha finito di avere il sapore di una manifestazione razzistica. A Genova, dove il Cagliari ha costretto la Samp al pareggio, il presidente del club sardo Cellino è stato coperto di sputi, tanto che, argutamente, si è chiesto cosa sarebbe accaduto se i ragazzi di Allegri avessero vinto: gli avrebbero sparato? Peggio ancora è andata a Livorno, dove lo spettro della serie B, purtroppo sempre più concreto per la squadra di Lucarelli, ha scatenato una contestazione dei tifosi prima che cominciasse la partita col Bari, con un enorme striscione («Siete inguardabili, vergognatevi») e poi durante e dopo la gara, tra bombe carta e fischi oceanici, che stavano per indurre l'arbitro Saccani ad interrompere l'incontro. Su tutti i campi, poi, il gioco duro l'ha fatta da padrone, come testimoniano i troppi numerosi «gialli» che sono piovuti su giocatori fallosi e che si ripercuoteranno sul rendimento di non poche formazioni nelle partite in programma a partire da sabato, il primo d'aprile. Sta di fatto che si gioca troppo e troppo spesso. In proposito un'osservazione sagace l'ha fatta il direttore sportivo del Napoli, Bigon, figlio di un giocatore assai bravo del passato: dopo la strepitosa affermazione degli azzurri di Mazzari sulla Juventus davanti a circa 60 mila spettatori convenuti a San Paolo, ci si poteva aspettare che una folla pressappoco analoga avrebbe sostenuto il Napoli contro il Catania, ma non è stato così, anche se i 30 mila superstiti hanno fatto un tifo infernale, soprattutto per un Quagliarella finalmente brillantissimo, un Cannavaro goleador e un sorprendente Campagnaro. È un problema finanziario, naturalmente, ma anche la conseguenza di un calendario che le pretese della TV ha reso demenziale, con due partite in tre giorni, trasferte pesantissime e una folla di impegni da rispettare tra campionato, coppe nazionali e internazionali, per non parlare delle convocazioni di giocatori indigeni ed immigrati per le rispettive squadre Nazionali. Come se non bastasse, le società devono fronteggiare le pretese sempre crescenti di procuratori e giocatori, nei confronti dei quali si va - ed è una direzione giusta - verso il «salary cap», una sensata riduzione dei costi.

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