Inter ko, Roma a -1. Ora viene il bello

Più forti di tutto: dell'Inter capolista, dell'arbitro Morganti, ma soprattutto ormai consapevoli che tutto può succedere. All'Olimpico è andata in scena la partita più bella della stagione, spettacolo puro, davanti a settantamila spettatori. La Roma riapre il campionato, stende i campioni in carica e si porta a un solo punto dalla vetta. Tutto giallorosso lo scontro diretto che arriva per confermare quanto di buono avevano fatto fin qui i giocatori di Ranieri. Ventunesimo risultato utile consecutivo, ma soprattutto tredici punti recuperati alla corazzata di Mourinho che esce sconfitta 2-1 e ridimensionata dalla sfida dell'Olimpico (e si ritrova con quattro squalificati pesanti per la prossima gara). I giallorossi portano via giustamente i tre punti, perchè giocano meglio, dimostrano di averne di più e resistono all'Inter aiutata da un Morganti comunque «onesto» che concede un gol irregolare. Apre De Rossi finalmente in condizione stellare, poi il pari di Milito, quindi la perla di Toni che mette in cassaforte tre punti pesantissimi. Ora i giallorossi non possono più nascondersi: per lo scudetto ci sono anche loro aspettando il Milan impegnato stasera contro una Lazio in ripresa. Ranieri dimostra di avere fegato e non si nasconde davanti a Mourinho giocando la gara a viso aperto. Mourinho è venuto a Roma per chiudere i giochi-scudetto e mette dentro tutto il meglio che ha a disposizione. Al tridente nerazzurro Ranieri risponde non cambiando la Roma che così bene aveva fatto nelle ultime due uscite.   E la scelta premia il tecnico testaccino, perchè la sua Roma prende a pallonate per un tempo l'Inter capolista. La corazzata di Mourinho sembra rimasta in porto e quando l'acqua inizia a farsi alta i giallorossi fanno paura, arrivano da tutte le parti e sempre prima sul pallone. L'Inter accusa e De Rossi dopo 17 minuti mette la sua firma sulla gara: Burdisso svetta di testa sulla punizione calciata da Pizarro e il centrocampista azzurro è lesto a sfruttare l'incertezza di Julio Cesar. Fa uno a zero e Olimpico in delirio con De Rossi che si toglie e bacia il parastinco sul quale c'è impresso il nome della piccola Gaia. Un nome e un destino perchè la Roma continua a macinare i campioni d'Italia tutti al di sotto della media: intensità altissima di Pizarro & Co. che non lasciano spazio sul campo. L'Inter ci prova, ma lo fa solo da fuori con Sneijder, il migliore dei suoi, che non si da pace. Ma è ancora la squadra di Ranieri a fare una gara che potrebbe più volte chiudere. Non ci riesce perchè lì dietro l'Inter ha roba pesante: e proprio Samuel stampa sulla traversa un colpo di testa che chiude di fatto il primo tempo. Ma l'Inter, come prevedibile, parte fortissimo nella ripresa e Julio Sergio deve guadagnarsi la pagnotta per uscire indenne dalla serata: lo aiuta di nuovo un legno quando Milito colpisce l'incrocio. Al 66' l'episodio che poteva cambiare la gara: palla dentro di Sneijder, Pandev e Milito sono in fuorigioco. Per Morganti è tutto regolare e l'argentino riporta in pari la gara: tutto da rifare. E qui la Roma dimostra di avere le carte in regola per pretendere qualcosa in più da questa stagione comunque spettacolare. Non molla, resta lì incollata alla partita e si riporta avanti grazie alla prodezza di Toni che stoppa un brutto destro di Taddei e gira in rete per il delirio del popolo romanista. I dieci minuti finali, quelli nei quali Ranieri mette dentro Totti (rientra dopo 42 giorni dall'infortunio e gioca per la prima volta in coppia con Toni) assomigliano tremendamente a quelli vissuti qualche anno addietro nell'anno del terzo scudetto. E il palo - a tempo scaduto - di Milito è un segnale che qualcosa a Roma è cambiato. Il popolo giallorosso intona un «Mourinho mettete a sede...» che strappa un sorriso amaro al portoghese che, in caso di parità, perderebbe lo scudetto. Impossibile non crederci e stasera l'altra metà della capitale, quella che ieri ha pianto e gufato, potrebbe regalare a Totti & Co. un'altra serata da non dimenticare. Ma adesso piedi in terra e tutti a Bari per continuare a sognare.