Una giornata sull'asse Roma-Milano
Un mese di marzo di straordinaria intensità. E la conclusione formula grandi promesse, apre e chiude il trentunesimo turno il derby incrociato tra Roma e Milano, l'anticipo dell'Olimpico e il posticipo di domani sera, in qualche modo legati dai riflessi sull'alta classifica. Proiettato, il tifo romanista, non soltanto allo scontro diretto con la capolista, ma anche all'impegno dei cugini a San Siro, dove la Lazio è attesa dagli attuali contitolari del secondo posto, che la Roma spera di staccare. Ma è inevitabile che l'attenzione dell'intera Italia del calcio sia concentrata sulla sfida di vertice, che non potrà in nessun caso emettere giudizi definitivi, ma offrire comunque chiarimenti sui rispettivi livelli di ambizioni delle protagoniste dell'inseguimento, quello dell'Inter lo ha reso fin troppo noto l'andamento delle ultime stagioni. Molto entusiasmo, in città fiducia e grandi speranze, però i toni non sono quelli frenetici, e controproducenti, di altre occasioni, rivelano insomma il riconoscimento al prodigioso cammino della Roma, senza sottovalutare il rango dei rivali. Mentre Mourinho è rimasto in silenzio, eloquente tuttavia la decisione di lasciare a casa Balotelli, Claudio Ranieri ha regalato ironia ed eleganza nel suo esame della vigilia. Ha voluto spiegare ai sapienti certe scelte non da tutti condivise ricorrendo a un curioso esempio: quando hai un orologio da sub a tenuta non perfettamente stagna, eviti di scendere a profondità eccessive. Formazione già fatta, ammette Ranieri, certezze sulla salute attuale del capitano, insomma decisioni definite, però nessuno lo saprà prima dell'ora del tè. Dunque la fisionomia tattica della gara viene affidata alle sensazioni, personalmente ritengo improbabile vedere Totti in campo dall'avvio, la panchina destinazione più logica, possibilità di impiego quando nelle file nemiche affiorasse la stanchezza. Non scontata neanche la conferma del tridente, o presunto tale, produttivo contro Udinese e Bologna, non va ignorata la potenza offensiva dell'Inter supportata dall'umiltà e dal dinamismo degli interpreti, cautela anche per isterilire un contropiede micidiale. Dettagli, comunque: sono di fronte due tecnici bravissimi, consapevoli della estrema difficoltà di poter inventare qualcosa, entrambi conoscono pregi e punti deboli dei rivali. Più facile pensare a soluzioni affidate agli episodi, dunque ai colpi di genio che figurano nel repertorio dell'Inter, ma anche in quello della Roma, per rompere un equilibrio evidente. Un connotato che sarebbe parso fantascientifico cinque mesi fa, quando una squadra che aveva intravisto perfino lo spettro di una clamorosa caduta, ha cominciato a marciare, senza aiuti esterni, a testa alta, fino a collezionare una striscia di venti risultati utili consecutivi, con dieci punti guadagnati sulla rivale di questa sera, per non parlare dell'abisso nei confronti della Juve che l'aveva umiliata nella seconda giornata. Certo, se la capolista andasse in fuga si riparlerebbe di scudetto assegnato, ma è un'ipotesi che Ranieri e la sua spavalda corte non vogliono prendere in considerazione.