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Rinascita Ferrari

Fernando Alonso

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Oltre le più "Rosse" aspettative. La Ferrari comincia la stagione con una doppietta che mancava dal giugno del 2008, Gp di Francia, e dopo il soffertissimo Mondiale 2009 è un'iniezione di fiducia per tutta la squadra che ha lavorato senza sosta in inverno per «partorire» la F10. In Bahrain, sul «bollente» circuito di Sakhir, è Fernando Alonso a trionfare, decidendo la gara in suo favore alla prima curva. Si spengono i semafori rossi e lo spagnolo, che partiva terzo, infila il compagno di squadra Felipe Massa per mettersi all'inseguimento della lepre Vettel. Il resto della gara è un capolavoro tattico dell'asturiano, che non attacca mai il tedesco della Red Bull ma non perde contatto, anche quando le gomme morbide sembrano essere più congeniali al battistrada. Alonso si fida della solidità della sua Ferrari ed è a conoscenza dei problemi di affidabilità della Red Bull. Così, dopo il primo cambio gomme, con i pneumatici duri che mettono la F10 più a suo agio, Fernando si riavvicina a Vettel e incomincia a fare l'«elastico», cercando di studiare il momento migliore per portare l'assalto. Non ce ne sarà bisogno. A quindici giri dalla fine il tedesco deve fare i conti con un problema meccanico che rallenta la sua Red Bull sul rettilineo. Così è costretto a farsi sfilare prima da Alonso e Massa e poi, qualche giro dopo, dalla McLaren di Hamilton. Chiuderà quarto masticando amaro per una gara condotta per due terzi. «Per me è un giorno speciale - ha commentato Fernando Alonso dopo l'arrivo - tornare a vincere è sempre speciale, e soprattutto con la Ferrari che ha una grande storia alle spalle». «Non si poteva cominciare meglio - ha continuato lo spagnolo, mai così raggiante sul podio - abbiamo lavorato tanto e siamo arrivati bene a questo Gran Premio. È una vittoria dedicata a tutti i meccanici qui e in Italia e al presidente Montezemolo. Le prime tre, quattro gare non sono mai cruciali, ma è importante fare punti. È bello essere qua al primo posto, per diventare campioni del mondo però il punto chiave sarà lo sviluppo». Lo stesso presidente Montezemolo è intervenuto dall'Italia per fare i complimenti a tutta la squadra: «Sono felicissimo ma soprattutto orgoglioso dei miei uomini che hanno fatto un lavoro straordinario. È stata una vittoria voluta e cercata dopo mesi di duro lavoro, sono felice per loro e per i nostri tifosi. La Ferrari è sempre la Ferrari» Chi ben comincia è a metà dell'opera, eppure la giornata della Rossa non era iniziata sotto i migliori auspici. In mattinata al Cavallino avevano deciso di sostituire entrambi i motori delle monoposto per delle anomalie riscontrate al momento dell'accensione. La scuderia ha giustificato l'intervento con un eccesso di cautela alla vigilia di una gara in condizioni climatiche torride. Fortunatamente, i nuovi propulsori non hanno poi dato problemi. Alle spalle delle Rosse si è quindi piazzato Lewis Hamilton, «bloccato» per metà gara dietro la più lenta Mercedes di Rosberg. Quando ha avuto pista libera, però, l'inglese ha dimostrato in pieno il valore della sua McLaren, girando su tempi molto vicini a quelli dei ferraristi. In particolare, sembra funzioni piuttosto bene il «buco» aerodinamico che si apre e chiude col movimento del ginocchio del pilota, consentendo di raggiungere velocità altissime in rettilineo. Potrebbero arrivare ricorsi dalle altre squadre, ma la difesa della McLaren è convincente: non c'è nessun dispositivo aerodinamico mobile, la macchina è sempre la stessa in ogni momento della gara. La Fia sembra orientata a dichiarare legale il dispositivo e quindi a breve partirà la corsa all'adeguamento. Ritorno agrodolce per Schumacher. Il sesto posto, tra l'altro davanti al campione del mondo Button, non è un risultato da buttare per chi non correva da tre anni. Ma il fatto che il sette volte iridato sia stato per tutto il week end dietro al compagno di squadra, il poco celebrato ma talentuoso Nico Rosberg, getta qualche ombra sull'operazione della Mercedes, che paga il «kaiser» a peso d'oro. I nuovi team, infine. C'erano molti timori per la loro lentezza in pista che avrebbe potuto ostacolare i big. In realtà, complice un circuito lunghissimo che ritardava i doppiaggi oltre la consuetudine, la circostanza non si è verificata. E, in molti casi, i debuttanti si sono «eliminati» da soli. I primi a uscire, tra errori e problemi tecnici, sono stati i due della Hispania Chandhok e Senna, e alla fine, su sei vetture, è arrivata al traguardo solo la Lotus di Kovalainen. In definitiva, è andata meglio di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi. Ora cercheranno di crescere a poco a poco, a partire dal prossimo appuntamento col Mondiale, in Australia, tra 14 giorni.

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