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Lazio in caduta libera

L'allenatore della Lazio Reja

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Bimbi in lacrime, più in là un vecchietto distrutto con la mani tra i pochi capelli rimasti. E poi rabbia, amarezza al confine dell'incredulità. Finisce così il giorno dell'adunata del popolo laziale. Quasi cinquantamila anime si erano date appuntamento per aiutare la Grande Malata: non sono riusciti a dare la scossa a un manipolo di giocatori lenti e confusi, a un allenatore che sembra afflitto dalla sindrome di Ballardini. Cambia, ricambia, stravolge moduli ma la fine è sempre la stessa e, puntuale al primo episodio negativo, arriva la sconfitta. Anche il Bari passa all'Olimpico con un po' di fortuna ma con i meriti di chi gioca senza assilli. Dopo un primo tempo inguardabile, un avvio di ripresa illusorio per i biancocelesti, Almiron ha colpito al primo errore di Muslera, il bis di Alvarez in contropiede è solo epilogo di una partita nata male e finita peggio. Intorno alla mezz'ora anche il rigore sbagliato da Kolarov a ricordare che non c'era verso di fare punti in questa gara. Ma andiamo con ordine perchè in settimana i giocatori si era sforzati di definire questa partita come la sfida della vita, qualcuno aveva parlato di «guerra» calcistica nella quale i biancocelesti dovevano gettare il cuore oltre all'ostacolo. Ebbene, non si è visto nulla di tutto questo al di là del risultato finale. Giocatori spenti e spaesati, qualcuno al limite dell'autolesionismo, incapaci di lottare. Insomma una squadra sconnessa con la realtà di una cadura libera. Lazio è con un piede in serie B e, se non arriva un elemento che al momento è difficile prevedere, la retrocessione è meritata. Il primo tempo è la fotografia di un gruppo senz'anima, senza cuore, senza nulla che nemmeno la presenza dei tifosi è riuscita a smuovere da un torpore ormai irreversibile. Anche stavolta Edy Reja, che doveva essere il salvatore della patria, ha commesso degli errori decisivi. Ma forse bisogna resettare e pensare che le colpe di Ballardini non erano così colossali visto che neppure il nuovo allenatore è riuscito a rianimare la più brutta Lazio degli ultimi venti anni. Ieri scelte iniziali discutibili (perché continuare a tenere fuori Mauri che sbaglierà pure qualche gol ma almeno dà profondità alla manovra), cambi confusionari (Hitzlsperger prima inserito e poi sostituito nel finale) e carica trasmessa al gruppo vicino allo zero. Il disastro è completato dagli errori della società ma basta concedere alibi ai giocatori colpevoli di questo scempio. Perché la Lazio non sarà un squadra eccelsa, avrà anche un presidente antipatico e un direttore sportivo che non ne ha azzeccata una, ma vedere Kolarov tirare il rigore della vita con tanta mollezza, Firmani lottare ma correre a vuoto per novanta minuti, Rocchi non tirare in porta ormai da non si sa quante partite, è davvero troppo per i tifosi laziali. Inutile parlare dei singoli perché il solo Brocchi sembra aver capito la gravità della situazione, forse anche Ledesma che avrà pure sbagliato tanti passaggi ma almeno non ha mollato mai. I due punti di vantaggio sul Livorno, i quattro su Atalanta e Siena non sono un bottino rassicurante perchè la Lazio non si sblocca, anzi scivola sempre più in basso e soprattutto non lotta. A differenza delle rivali che anche con i propri limiti, danno il massimo in campo. E così la trasferta di Cagliari diventa fondamentale per non alzare in anticipo bandiera bianca: che tristezza.

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