Il nostro calcio ha bisogno di organizzarsi

Credoche il turno più recente del nostro torneo, affascinante per incertezza ed emozioni anche grazie alla valanga di gol, abbia dimostrato senza tema di smentita che il calcio italiano ha bisogno non tanto di modenizzarsi, come ha affermato il presidente del Napoli, ma di organizzarsi secondo la logica della società dello spettacolo di cui questo sport, insieme con la Formula Uno dell'auto, rappresenta ormai una componente non solo ricreativa ma industriale è vero che mobilita grandi capitali per i reclutamento di una manodopera specialissima come i giocatori e interessi altrettanto cospicui per l'attività delle emittenti radio-televisive e per la pubblicità. E non parliamo dei movimenti turistici e soprattutto (vedi "mondiali" in Sud Africa) delle sollecitazioni patriottiche e campaniliste che suscita in molti paesi della FIFA, notoriamente più numerosi e partecipi di quelli che aderiscono all'ONU. La risposta degli enti che governano il settore, in particolare la Federazione, la Lega e l'Aia, si limita alla decisione di moltiplicare per due la stessa Lega e la Commissione arbitrale, una decisione ispirata (almeno per quanto riguarda i dirigenti dei club più ricchi e famosi) dal disegno di concentrare spettacolo ed incassi in una Super-Lega come la NBA americana, da iscrivere magari ad un Super-campionato europeo, relegando le società cosiddette di provincia in tornei poco interessanti e rinunciando in tutto o in parte al meccanismo promozione-retrocessione, come se queste società cosiddette di provincia non contassero sul sostegno e l'entusiasmo di grandi folle e non potessero tenerle informate grazie al meccanismo della tecnica digitale, internet e web compresi. La lezione della giornata numero 28 del massimo torneo ci suggerisce, invece, di restringere sì il numero dei club di serie A, per evitare il logoramento di giocatori ed allenatori in un calendario asfissiante che li mobilita troppo spesso ogni tre giorni, tra ritiri, allenamenti, trasferte e partite da giocare con ogni tempo ed ogni ora del giorno e della notte. Ma il turno numero 28 ci conferma anche che non basterà (o non basterebbe, se non si decidono a farlo) ridurre a 18 o a 16 squadre la serie e, magari, frazionare in due gironi la serie B, animandoli con "play out" e "play off", ma si dovrà (o si dovrebbe) valorizzare la Coppa Italia in modo che le formazioni chiamate a parteciparvi non abbiano a sopportare fatiche supplementari. E anche l'altro grosso problema, quello degli arbitraggi a soggetto, meriterebbe una riflessione coraggiosa e funzionale: affrettando la realizzazione degli arbitri di porta, migliorando la preparazione tecnica degli arbitri e la minuziosa, severa analisi dei loro errori durante la settimana, ma attuando anche un professionismo serio, legato a compensi adeguati ai cospicui interessi del calcio-spettacolo.