Nel campionato riaperto sbiadisce il calcio Capitale
Purtroppoha presentato un conto salato la prima interpretazione difensiva totalmente sballata nella striscia delle diciotto partite senza sconfitte dell'era Ranieri. Si può perdonare la non felicissima ispirazione di Juan, che finora era stato puntuale protagonista in positivo, ma quando la fascia destra è presidiata da Motta per gli attaccanti avversari è invito a un sontuoso banchetto. Due fughe di Lucarelli hanno visto tre difensori in linea e uno più arretrato, quanto bastava a legittimare la posizione di partenza. Autentico mattatore Simone Perrotta: se non ricordo male, lo stesso giocatore che i maestri di Coverciano prestati all'informazione romana avrebbero voluto sostituito di fronte al Milan. Pesante, naturalmente, la rinuncia a Vucinic da aggiungere a quella ormai quasi cronica di Totti, Toni ha tenuto il suo ruolo con autorità senza trovare però apprezzabile soccorso. Al Milam, in dieci per un guaio a Beckham, serve un capolavoro di Seedorf in recupero per piegare un Chievo grandissimo, che si era visto negare un gol buono, la corsa scudetto ha chiari accenti meneghini. E sabato scende all'Olimpico l'Udinese dopo avere frenato, con merito, l'imperiosa corsa del Palermo. Sarà utile mettere da parte le tabelle che avrebbero dovuto indicare la strada della gloria. E accogliere con sollievo non soltanto il risultato di Udine, ma anche quello pazzesco di Torino, dopo dieci minuti la Juve aveva fatto tre gol, il Siena lo ha raggiunto tenendo viva una fiammella di speranza. La prima domenica di clima primaverile ha prodotto una fioritura di reti incredibile, nello stesso tempo suggerendo ai difensori di indulgere al dolce torpore stagionale. Negli otto gol di Marassi, gentile collaborazione dell'arbitro fiorentino Baracani: irregolare il vantaggio del Cagliari al quale poi è stato negato un netto rigore, infine equa distribuzione di fischi a vanvera. Dunque arbitraggio da cani, bara per il regolamento. La Lazio ha atteso invano un piccolo soccorso dai cugini, il Bari ha messo a ferro e fuoco l'Olimpico perfino con Alvaretto, adesso la coda della classifica vede nei guai, grossi, appena quattro squadre. Sulla terzultima i laziali hanno ancora due punti da gestire, ma le premesse non sono confortanti, non è bastato neanche il convinto apporto del tifo, dettato stavolta da piena coscienza del pericolo. La stessa paura, però, che la squadra non riesce a esorcizzare, e che rappresenta l'handicap più pesante per l'auspicata rincorsa. Gianfranco Giubilo