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Avevo detto sì al Real

Francesco Totti (foto Gmt)

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Più forte delle tentazioni. Una volta, però, Francesco Totti è stato sul punto di capitolare. La tentazione si chiamava Real Madrid, il «peccato» consisteva nel lasciare la Roma, ma alla fine non se ne fece più nulla. Il rischio, dopo lo scudetto giallorosso del 2001, c'è stato davvero. Più precisamente, anche se il capitano giallorosso non ha specificato il periodo esatto, tra il 2004 e il 2005. Ogni anno, a Natale, Florentino Perez spediva a casa Totti una «camiseta blanca», con tanto di numero 10 e di nome Totti, accompagnata da un bigliettino. «Quando vuoi», recitava il testo del messaggio. Francesco, per fortuna della Roma, non ha mai voluto, ma una volta il rischio che volesse e decidesse di diventare un «galactico» c'è stato eccome. Lo ha ammesso il diretto interessato in un'intervista concessa alla pay tv spagnola Canal Plus: «C'è stata un'occasione importante in cui potevo andare al Real Madrid. Non dissi di no, anzi all'inizio avevo detto di sì. In quel momento avevo dei problemi con la società, però poi si sono risolti e le cose sono cambiate». A confermare che la versione della storia fornita da Totti è tutto tranne che distante dalla verità, ci ha pensato Raúl González Blanco, meglio noto come Raúl, uno che ha scritto tante pagine della storia delle merengues e ha anche un peso specifico enorme nello spogliatoio e nelle decisioni della Casa Blanca. «Sembrava davvero che Francesco potesse arrivare a Madrid - ha confermato «El Siete» («Il Sette») - ma le cose sono finite diversamente. Giocare con lui sarebbe stato un onore, perché è stato uno dei migliori giocatori della storia. A qualsiasi squadra sarebbe piaciuto avere Francesco». Tutto bene quel che finisce bene: Totti non si è mai mosso da Roma. Dove ha vissuto il momento più bello della sua carriera: «Lo scudetto del 2001 era un sogno che avevo da bambino e che sono riuscito a realizzare, anche perché vincere uno scudetto a Roma è come vincerne dieci da un'altra parte in Italia. Erano vent'anni che la Roma non vinceva il titolo e quando l'abbiamo fatto è scoppiato il delirio. La gente è diventata pazza e non capiva più niente dalla gioia». Un altro momento da incorniciare è stato il 9 luglio 2006 a Berlino: «Alzare la Coppa del Mondo è stata una delle sensazioni più belle del mondo, anche perché tra i tifosi dell'Italia c'era mio figlio Christian che aveva sette mesi e mi veniva a vedere per la prima volta. Tornare in azzurro? Non lo so, perché ancora non ne ho parlato con il mister e poi dovrò valutare la mia condizione fisica e poi bisognerà vedere se il gruppo mi vuole. Un poi dopo l'altro». Prima di riflettere e di decidere sul ritorno in azzurro, Totti lavora per un altro rientro: quello in giallorosso. Ieri ha svolto la solita razione di fisioterapia, palestra e tapis roulant condita da una trentina di minuti di lavoro atletico. L'ora del capitano potrebbe scoccare con l'Udinese, sabato 20 all'Olimpico.

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