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Sul caso Seppi la Federtennis si è mostrata impotente

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La vicenda è facile da riassumere. Seppi aveva chiesto, con motivazioni inconsistenti, di essere esentato da un incontro di Davis che l'Italia potrebbe vincere anche schierando la terza squadra. La Federazione, che pure aveva compiuto un clamoroso passo indietro con Bolelli, ha voluto riaffermare il principio del dovere di ogni giocatore di giocare in nazionale, e lo ha convocato ugualmente. Per essere riammesso in azzurro Bolelli aveva dovuto compiere, per penitenza, un viaggio all'Aquila colpita dal terremoto. Seppi ha dovuto andare fino a Castellaneta Marina (quasi mille chilometri da casa sua) per ribadire il suo punto di vista, dopo di chè Barazzutti lo ha dispensato. La verità è che le motivazioni addotte un anno fa da Bolelli e ora da Seppi non hanno alcuna validità. Due incontri di Davis in un anno non interferiscono sull'attività di giocatori che raramente passano il primo turno in un torneo. Inoltre, mentre Federer, Nadal e gli altri giocatori che, tra i primi 8 del mondo, si sono dichiarati indisponibili per il prossimo turno di Davis ne possono tranquillamente fare a meno, Bolelli e Seppi, che hanno nella Davis le uniche opportunità di visibilità, non potrebbero permetterselo. Se avessero sponsor e allenatori più attenti avrebbero risposto alle convocazioni. Il problema è antico come il tennis. Non è facile coniugare le esigenze di uno sport individuale con quelle di uno sport di squadra, quale il tennis diventa due volte l'anno. Le Federazioni sono impotenti tanto è vero che negli altri Paesi nessuno ha potuto obbligare Federer, Nadal, Murray, Del Potro, Roddick e Davydenko, che una settimana dopo saranno regolarmente in campo a Indian Wells, a giocare in Coppa. La nostra Federazione ha voluto provare a fare la voce grossa ma è stata respinta con perdite, compresa quella della faccia.

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