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Filiberto speaker mundial E "Italia amore mio" diventa un inno

Emanuele Filiberto sul palco del Teatro Ariston, durante la serata finale della 60ma edizione del Festival di Sanremo

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Chi sta peggio di tutti è Pizzul. Per lo scorno dovette già ingollare ettolitri di grappa nel 2006, quando Civoli e Mazzola (per non parlare di Caressa-Bergomi) urlarono al cielo di Berlino che gli azzurri erano campioni del mondo: a Bruno non era successo mai. E metti caso che ora a Lippi ricapiti una botta di culo, chi sarà davanti a un microfono sudafricano? Emanuele Filiberto. A Raisport giubilano: sono a un passo dalla chiusura della trattativa per il principe "commentatore" delle partite. Seconda voce, si spera almeno questo: gli servirà uno speaker rodato al fianco, un simil-"Pupo" svezzato a pane e calcio. Ma rischia di esserci anche quello sanremese, il vero sor Ghinazzi: che ha confermato quel che temevamo, cioé che quella maionese impazzita di "Italia amore mio" «potrebbe diventare un inno». Una caduta verticale, dopo i fasti di Nannini-Bennato o degli stessi Pooh. Pupo fa sapere che «il progetto c'è», e che spera di «coinvolgere lo stesso ct», quello che all'Ariston difese il trio dal subisso di fischi, e si beccò pure il rimbrotto della Figc, che non lo aveva autorizzato. Adesso non resta che vedere di nuovo lo stemma sabaudo sulla maglia della nazionale: l'ascesa mediatica del rampollo è inarrestabile. Qualcuno suggerisce: freghiamocene. In fondo Filiberto ha fatto meno danni di quella testa calda di suo padre, e certamente di Vittorio Emanuele III. Però ormai ce lo ritroviamo costantemente fra le palle, come un arbitro mal piazzato sul campo. Ha vinto "Ballando 2009"; a forza di sms sbirulini ha conquistato l'argento al Festival; ai "Raccomandati" surclassa per ascolti Bisio-Ferilli su Canale 5; e sta spazzando via Pino Insegno e Miriam Leone per la conduzione (sempre con il mentore Pupo) di "Ciak si canta" dal 12 marzo. Nel frattempo, fa sapere a Fiorello (suo precedessore nel potentato tv di Bibi Ballandi) che gli piacerebbe diventare uno showman più grande di lui, «in cambio di qualche lezione da principe». E sfogliate i quotidiani. Ecco Fili posare per una pubblicità (di orologi, grazie a Dio, non di sottaceti), sullo sfondo della Reggia di Venaria. Ci informa a mezzo slogan: «Mi piacciono le cose semplici come leggere un buon libro, andare al mare o allo stadio». Ecco, faccia una delle prime due cose. Quanto alla terza, gentilmente, soprassieda.  

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