Razzoli, dulcis in fundo
VANCOUVER - Ha vinto di fronte ad Alberto Tomba, lui che diciotto anni fa si prese l’oro olimpico ad Albertville nello slalom gigante e ieri si è commosso sul fondo della pista mentre il suo erede tagliava il traguardo. L’allievo come il maestro, due campioni emiliani: Giuliano Razzoli porta il primo oro all’Italia a Vancouver, a 24 ore dal sipario sui Giochi. Lo slalom speciale si tinge d’azzurro e spazzia via, almeno per un giorno, le critiche a una spedizione che fino a ieri aveva fallito. Razzoli, nato a Razzolo (proprio così... ), in provincia di Reggio Emilia, ha messo in fila tutti sin dalla prima manche e non si è fatto battere dalla tensione nella seconda. «È stata dura, non volevo deludere Alberto, lui ha vinto fatto tante volte - ha detto l’azzurro commosso quanto il maestro - ma sapevo che oggi ero il più forte. Dopo la prima manche mi sono convinto ancora di più: è andata bene». Hanno festeggiato insieme, l’allievo e il maestro, un oro in cui forse non credeva più nessuno. «Adesso sono cavoli per tutti» ha detto Tomba. Dopo tante delusioni, liti e polemiche per l’Italia arriva la medaglia più pregiata che si aggiunge a tre bronzi e un argento. Razzoli già in testa al termine della prima manche, amministra il vantaggio nella seconda chiudendo con il crono complessivo di 1'39"32. Alle sue spalle, distanziati di 16 e 44 centesimi, il croato Ivica Kostelic (argento) e lo svedese Andre Myhrer (bronzo). Settima posizione, a 1"13 da Razzoli, per Manfred Moelgg, che nel round decisivo scivola di due gradini. Patrick Thaler uscito nella seconda manche, Cristian Deville nella prima. «È una gioia indescrivibile, una gara dominata dall'inizio alla fine. Ce la siamo davvero meritata». Anche Gianni Petrucci, presidente del Coni, è commosso. «Questo oro ci voleva per lui, per la federazione, per i tecnici - dice ancora Petrucci - l'Italia è questa che abbiamo visto con Razzoli. Le analisi si faranno complessivamente, ma una vittoria arrivata nel finale consacra l'Olimpiade. È tutto fantastico, il suo sorriso, il duetto con Tomba. Ci voleva proprio». Dulcis in fondo, così è ancora più bello.