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Olimpiadi: incubo Italia crolla anche la Kostner

La disperazione di Carolina Kostner

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La disfatta è un viso nascosto fra le mani di chi pensava di aver imparato a rialzarsi. E invece, sul ghiaccio del Pacific Coliseum, Carolina Kostner cade soltanto e l'inchino al pubblico porta tutto il peso dell'umiliazione. Niente più gloss, niente più sorrisi e rassicurazioni, Carolina non c'è (ed è la testa a mancare). Era andata fino a Los Angeles per riuscire a ripartire, era entrata nella corte del «dio» Carroll, ma, anche nello sport, sono i fatti che contano. Sedicesima nella finale di pattinaggio di figura di Vancouver con un punteggio imbarazzante (88.88 nel libero, 151.90 totale), risultato peggiore non solo di Torino 2006 (quando si piazzò nona) ma anche del disastro di Los Angeles nel 2009 (arrivò dodicesima). Ai Mondiali dell'anno scorso in pista c'era un fantasma, una mano sul ghiaccio e Carolina era andata in frantumi, ai Giochi canadesi si riparte dalla stessa mano ma poi la principessa inizia a cadere, una, due, tre volte, precipitando dal settimo al sedicesimo posto. Lì continuò a danzare piangendo, qui ha concluso inchinandosi a un pubblico a cui aveva tolto ogni speranza. L'oro europeo l'aveva portato in valigia fino a Vancouver, tutti sapevano che la medaglia di Tallinn ben poco sarebbe stata contro la regina Yu-Na Kim, eppure valeva almeno una speranza. Invece, il disastro. La sua delusione è anche quella di Gianni Petrucci. Al presidente del Coni ormai mancano le parole per parlare di un flop che è dell'Italia intera. Della Kostner, ha detto, non ha mai dubitato, ma «il punteggio parla chiaro». E in serata rincara la dose: «Siamo delusi, probabilmente non è una campionessa». Come si diceva, contano i fatti e quel che resta è che alla sua prova di maturità a Carolina è saltata la testa. C'è chi insinua che l'amore le abbia rubato la sicurezza sul ghiaccio, proprio alla vigilia dei Mondiali di Los Angeles l'azzurra rivelò le notti «calde» con il suo Schwazer. Facile fare della felicità un peccato veniale, più difficile è capire cosa in lei si sia smarrito. Carolina per prima ammette di non saperlo, ma assicura che anche stavolta proverà a rialzarsi, lo meritano, dice, sia lei che il suo pubblico. Un ennesimo black-out che rischia di cannibalizzare una principessa capace di volare, fino a renderla un'incompiuta. La piccola donna non è cresciuta, o forse Carolina, al di là degli errori, è semplicemente quello che è. Campioni lo si è dalla testa ai piedi e i pattini non bastano più. Ora si aspettano i Campionati del Mondo di Torino, alle spalle c'è Vancouver, con Yu-Na Kim capace di volare sul ghiaccio come nessuna e con un bronzo, quello di Joannie Rochette, tinto di nero. «The show must go on».

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