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I Giochi restano un flop

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Scrivoprima che cali il sipario sulle Olimpiadi di Vancouver ma con poche speranze che le ultime gare possano migliorare il disastroso risultato. Il presidente del Coni Gianni Petrucci ha saggiamente anticipato le critiche e l'inevitabile processo mettendoci coraggiosamente la faccia. In sede di previsione era stato un errore fare riferimento ai risultato di Torino 2006: il fattore campo è una componente dalla quale non si può prescindere. Non voglio e non posso avventurarmi in diagnosi che non mi competono ma ne voglio comunque azzardare una di carattere strutturale che riguarda un po' tutto lo sport italiano ma che in alcune discipline, soprattutto quelle invernali, impone alcune riflessioni. Senza l'aiuto della scuola e nei limiti di una società democratica e liberale non c'era la possibilità di affidarsi a quel professionismo di Stato che ha inciso profondamente nei risultati di molte Olimpiadi alterando in modo drammatico la geografia dello sport mondiale e - purtroppo - la salute di molti giovani atleti. La nostra inesauribile genialità ci ha consentito di inventare i gruppi sportivi militari. Si è trattato di garantire un lavoro ma soprattutto uno stipendio ad atleti che dal loro talento, applicato a discipline povere, non avrebbero potuto trarre di che vivere dignitosamente. La storia del nostro sport è stata fatta da centinaia di società sportive (la Pro Patria di Milano, la Forza e Coraggio di Roma, la Virtus di Bologna ecc.) che miracolosamente sono riuscite a produrre atleti di valore mondiale fino a quando il professionismo non è diventato una necessità. Il problema di fondo, che al Coni dovrebbero conoscere, è che le vecchie società sportive erano tenute in piedi dalla passione e dalla competenza di una generazione di dirigenti che non c'è più e che non poteva essere sostituita dai quadri delle forze armate che si sono dovuti inventare, per necessità o per convenienza, dirigenti sportivi. Mi rendo conto come la diagnosi sia frettolosa ed insufficiente ma sono convinto che contenga alcuni motivi di riflessione.

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