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Furia Petrucci, in bilico i tecnici

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VancouverStaffetta amara: la Valbusa crolla e le azzurre chiudono quarte

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.Gianni Petrucci, presidente del Coni, prende atto del disastro azzurro ai Giochi di Vancouver e decide di metterci la faccia. E lo fa respingendo qualsiasi scusante, dalla sfortuna alle difficoltà tecniche. Invitando tutti, a partire da se stesso, ad assumersi le proprie responsabilità. «Non ha senso celebrarsi quando si vince e parlare di cattiva sorte quando si perde», dice dopo aver assistito all'ennesima debacle italiana, con Manuela Moelgg che, nella seconda manche del Gigante donne, precipita dall'ottava alla 17ª posizione. E, soprattutto, senza sapere ancora quanto accadrà più tardi, quando la staffetta donne del fondo, nell'ultima frazione della 4x5km, passa dal primo al quarto posto per il crollo di Sabina Valbusa. Sono dichiarazioni pesate, quelle di Petrucci. Evita di puntare l'indice contro i singoli, ma al tempo stesso fa capire che, al termine delle Olimpiadi, ci sarà bisogno di un vertice per valutare le ragioni di un insuccesso inaspettato, specie se si considera che «il Coni ha dato alle Federazioni tutto quello di cui disponeva». «Nessun commissariamento», spiega smentendo alcune voci diffuse in mattinata. Sarebbe inutile e impossibile, perché alle elezioni federali, almeno per quanto riguarda la Fisi, si andrà tra soli 20 giorni. E Morzenti, ai suoi primi Giochi al vertice della Federazione, potrebbe pagare molto caro il flop. Ma qualcosa dovrà cambiare, e chi rischia di più sono i tecnici delle nazionali di sci alpino e di fondo. Claudio Ravetto, alla seconda Olimpiade consecutiva senza medaglie, dovrebbe farsi da parte spontaneamente. Anche perché le sue dichiarazioni sul tipo di neve che mal si adattava alle caratteristiche degli azzurri non sono per niente piaciute a Petrucci. Per quanto riguarda il fondo, il ct Silvio Fauner, anch'egli in bilico, ha attribuito il flop al «lavoro sui giovani che non è stato fatto in questi anni». «Manca il ricambio da qualche stagione - ha detto - sono stato nominato direttore tecnico nel 2007 e ho dovuto obbligatoriamente puntare sul materiale umano che avevo in quel momento. Purtroppo fra i giovani c'è poca voglia di soffrire, fino a 15 anni fa le gare erano affollate, adesso gli iscritti sono ridotti alla metà». Dopo Torino 2006, il vuoto. Eppure, all'indomani di quell'Olimpiade, erano in molti ad aspettarsi uno scossone di segno opposto.

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