La maledizione continua
CarloScagnoli WHISTLER Il tabù resiste. L'Italia continua a faticare nei Giochi invernali di Vancouver e non riempie quel cratere che dura da 16 anni nello sci alpino: dopo Tomba nessun'altra medaglia. Ieri ci ha provato Max Blardone nello slalom Gigante, ma il sogno si è interrotto ancora nel finale. La prima manche ha visto Blardone partire tra i primissimi e sfruttare una pista ancora in discreta condizione. Max non si è lasciato sfuggire l'occasione e, sciando con grande aggressività soprattutto nella parte centrale della pista «Dave Murray», si è portato subito in testa, cedendo dopo alcuni minuti la leadership allo svizzero Carlo Janka. L'italiano ha comunque chiuso la prima manche in quarta posizione, ai piedi del podio, ma a soli 20 centesimi dall'oro. Male invece gli altri azzurri, con Simoncelli 17° e Moelgg e Ploner ancora più indietro. Nella seconda manche la neve appare migliore, meno scivolosa, e i più coraggiosi ne approfittano. Finché non tocca proprio a Blardone, che però comincia a perdere centesimi su centesimi fin dalle prime porte. Uno svantaggio che alla fine lo porterà fino alla undicesima posizione. L'oro va allo svizzero Carlo Janka, che sul podio precede i norvegesi Jansrud e Svindal. Ennesima delusione anche per Enrico Fabris. In quattro anni è cambiato tutto. Dai trionfi di Torino 2006 al grande flop di Vancouver. Per la scheggia di Asiago la gara di pattinaggio sui 10.000 metri rappresentava l'ultima chance per lasciare un segno «individuale» in questa sfortunata olimpiade canadese. Ma la speranza si è spenta ancora prima di indossare i pattini: un'indisposizione accusata durante la notte lo ha costretto a rinunciare alla gara, e ora resta solo la staffetta a squadre. A Torino fu oro, ma dopo le ultime prestazioni difficile considerare la squadra italiana come quella da battere. Il ct Maurizio Marchetto ha spiegato che Fabris Aveva nausea e vomito, cosa volete che dica... ». Si spera che l'azzurro riesca a rimettersi in sesto per venerdì, quando partiranno le eliminatorie della prova a squadre, ma intanto dovrà interrogarsi su cosa è cambiato dal 2006 a oggi, da quando veniva considerato un wonder boy di una scuola che comunque, a livello numerico, non può competere con l'estero, Olanda in primis. E soprattutto Fabris dovrà riflettere sugli errori di una preparazione fisica che l'ha portato a primeggiare nei mesi immediatamente precedenti l'Olimpiade ma ad arrivare completamente stanco e svuotato all'appuntamento con Vancouver.