Parola alla Sensi
Prima lo stadio di proprietà, ora l'azionariato popolare. I progetti ambiziosi e affascinanti per rinforzare la Roma del futuro non mancano, ma la stretta attualità nell'agenda societaria lascia poco spazio ai sogni. Il nodo è sempre quello: i debiti di Italpetroli nei confronti delle banche. Oltre 400 milioni di euro, di cui circa 300 verso Unicredit, che mettono a rischio la solidità finanziaria della Roma. Mentre ieri a Palazzo Ruggieri si presentava il lancio dell'azionariato popolare, la Sensi ha ultimato insieme ai suoi collaboratori le risposte che stamattina dovrà dare nell'assemblea dei soci di Italpetroli, dopo l'aggiornamento dello scorso 12 febbraio. A preoccupare è la situazione patrimoniale della holding e la necessità di abbattere il capitale (o ricapitalizzare) dopo le perdite nel bilancio 2008 pari a 33 milioni di euro. Sindaci e revisori hanno inoltre chiesto all'azionista di maggioranza chiarimenti sull'approvazione dell'ultimo bilancio. I parametri, secondo Unicredit, non hanno tenuto conto della disdetta da parte della banca stessa dell'accordo sul rientro del debito e la conseguente richiesta di decreti ingiuntivi, ora oggetto di arbitrato. Oggi nel suo discorso all'assemblea la Sensi punterà sul miglioramento dei conti nell'esercizio 2009 - da approvare il prossimo giugno - con l'obiettivo di allontanare l'ipotesi di abbatimento del capitale che diventerebbe necessario se le perdite superassero i 17 milioni di euro. All'assemblea parteciperà anche un rappresentante di Unicredit, azionista al 49% della holding oltre che principale creditore. Mentre i Sensi continuano ad auspicare un accordo «amichevole» sul debito e continuano ad avvalersi del supporto di Mediobanca, l'istituto guidato da Alessandro Profumo non ha modificato la sua posizione: la soluzione ai mali di Italpetroli deve passare attraverso la dismissione di asset. E qui torna in ballo la Roma, che resta il gioiello del gruppo. L'interesse dell'imprenditore farmaceutico Francesco Angelini per il club non è tramontato, ma non c'è margine di trattativa «diretta» con i Sensi. Molto se non tutto passerà per le decisioni del collegio arbitrale sui decreti ingiuntivi (non riguardano la Roma ma le altre proprietà dei Sensi) che entrerà nel vivo a marzo e dovrebbe concludersi a maggio e la concomitante battaglia legale sullo stessa materia: per giovedì è fissata la prima udienza al Tribunale di Roma ma in questo caso i tempi saranno lunghi. Intanto un gruppo di tifosi porta avanti l'idea dell'azionariato popolare. L'idea presentata ieri da Walter Campanile, con la collaborazione dello studio Legale Biamonti e all'advisor Envent, prenderà corpo con l'assemblea costitutente del 21 aprile composta da 83 tifosi. Vip e non. Per ora si tratta di un progetto, con tanto di social network, con una quota associativa base di 150 euro che dovrebbe trasformarsi in una serie di servizi per i tifosi-azionisti. È previsto l'ingresso dell'associazione (senza scopo di lucro) nel capitale della Roma, ma con una quota minoritaria. Nessun membro dell'attuale società ha partecipato alla conferenza di ieri. Il modello spagnolo - nel quale i tifosi partecipano attivamente alla gestione del club - resta un sogno lontano. Come lo stadio.