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Giù le mani dalla Lazio

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Passiper il nuoto ma le altre discipline olimpiche dove troveranno campi di gara regolari? Forse sui tavoli verdi del casinò o sulle calle piene d'acqua? Anche in questo caso è evidente che la lotta di parte non è sostenuta da fatti reali ma solo da un ignobile e continuo attacco a tutto ciò che la romanità rappresenta. Poi la Lazio, già quella squadra che da 110 anni fa la storia del campionato nel bene e, per carità a volte, nel male. Ma c'è, esiste, è un bene della Capitale col suo milione di tifosi sparsi tra la città e la regione da cui prende il nome. In giro per l'Italia si accusa Lotito di aver beneficiato della dilazione del debito col fisco: sarà anche vero però la Lazio pagherà fino all'ultimo centesimo mentre una decina di club del Nord (Bologna, Venezia, Spal, Reggiana e Torino ad esempio) sono sì falliti ma non hanno pagato nulla all'Agenzia dell'Entrate. Tutte verità distorte dai nordisti incalliti con licenza di colpire Roma. E ora ci riprovano ad infliggere un altro colpo al cuore alla Lazio con le notizie (infondate) che la politica romana stesse aiutando il club per evitare un presunto boicottaggio elettorale alle regionali di fine marzo. Una pressione sui poteri forti del mondo del pallone che ha prodotto solo una ritorsione psicologica degli arbitri. Da qualche settimana, infatti, i nostri eroi hanno cominciato a perseguitare una squadra già piena di dubbi e incertezze con decisioni a sfavore che hanno costretto pure il presidente Lotito a una veemente protesta. Però, se lo mettano in testa tutti, l'inno laziale è «non mollare mai» e quindi prima di poter brindare al nuovo colpo contro Roma dovranno fare i conti con la «tigna» capitolina. Luigi Salomone

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