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La rabbia di Ranieri

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Claudio Ranieri

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Atene sembra un po' Cagliari. Le somiglianze, oltre al mare, sono parecchie: un corto circuito improvviso sul più bello, otto minuti di straordinaria follia (contro i quattro del Sant'Elia), due gol incassati in un battito di ciglia e una partita già vinta buttata alle ortiche. Venti partite dopo l'ultima volta, il 28 ottobre a Udine, il Panathinaikos fa riscoprire alla Roma il gusto amaro della sconfitta. E nel peggior modo possibile. «Abbiamo avuto un black out», è la prima analisi di Claudio Ranieri. I numeri del piccolo disastro ateniese: ultimi otto minuti da incubo, due dei tre gol «presi da palle inattive, dove solitamente la Roma è ferrata. Non siamo stati attenti - continua il tecnico - abbiamo aspettato troppo, non siamo riusciti a chiudere la partita e siamo calati tantissimo nel secondo tempo». La qualificazione, per fortuna, resta ancora a portata di mano: «Ci siamo addormentati, ma fuori casa il Panathinaikos renderà sicuramente di meno. La situazione non è irrimediabile, ce la giocheremo all'Olimpico». Ma l'amarezza per i tre schiaffi del Panathinaikos è ancora troppo fresca per essere accantonata: «Il rammarico è grandissimo, nel primo tempo avevamo fatto bene e concesso pochissimo. La gestione della gara fino all'1-1 era stata buona. Non abbiamo sferrato il colpo decisivo e abbiamo avuto dei cali di concentrazioni incredibili. Il cambio di Vucinic? Volevo far riposare Mirko per il Catania e schierare la squadra con un 4-3-3». La partita, molto probabilmente, è girata con l'uscita di Julio Sergio. Doni non ha brillato, ma Ranieri lo difende a spada tratta: «L'entrata a freddo, la gara in notturna e le traiettorie particolari del tipo di pallone adottato in Europa League non lo hanno aiutato. Parlerò con lui e gli dirò che adesso potrà dimostrare tutto il suo valore». I pensieri sulla caccia all'Inter non hanno influito nel capitombolo di ieri: «Non siamo sciocchi. Sappiamo perfettamente che l'Europa League è una delle nostre priorità, nonché un obiettivo più a portata di mano del campionato». Ultimo pensierino sul futuro e su un'infermeria che potrebbe svuotarsi a breve: «Non so ancora quando tornerà Toni, dipende da come andranno gli allenamenti. Per Totti, invece, dipende da come si riprenderà dall'influenza. L'ha presa anche Tonetto qui ad Atene, abbiamo provveduto subito a metterlo in quarantena». Filosofico il pensiero di Taddei: «Questo è il calcio. Dovevamo avere maggiore concentrazione e cattiveria per chiudere una partita che avevamo in mano. Non si può mai abbassare la guardia, ma ormai quello che è successo appartiene solo al passato. La nostra testa è già rivolta al Catania e alla gara di ritorno». Baptista crede ancora fortemente nel passaggio del turno: «Siamo partiti bene e abbiamo finito male. Le disattenzioni si pagano, ma ci basta fare un gol per andare agli ottavi. Io non sono continuo perchè devo giocare di più: ho bisogno di prendere il ritmo partita e recuperare la condizione». Julio Sergio racconta l' attimo dell'infortunio: «Ho sentito una fitta all'adduttore della coscia destra, spero che non sia una cosa grave». Una speranza che dovrà essere confermata dagli accertamenti di oggi.

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