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Il furbo Josè e quell'antica sudditanza

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Dopoaver fatto uso smodato del Lamento Postumo e del complotto, ha escogitato - con la scusa di distinguersi dai comuni mortali e magari per evitare altre generose multe - l'Elogio Preventivo. Che alla prova dei fatti non è altro che una neppur larvata minaccia, ovvero un'ironica presa per i fondelli. Alla vigilia di Napoli-Inter, preoccupato dei lamenti di Aurelio De Laurentiis, ha inviato un forte messaggio all'arbitro Rosetti: «È bravo, è il migliore del mondo». Salvo averlo criticato dopo Bari-Inter per aver concesso un rigore ai pugliesi per un «mani» in area di Samuel che lui, il noto LamentOne, aveva giudicato assolutamente involontario. Così, dopo aver subito per almeno un'ora di gioco la supremazia tecnica e atletica del Napoli ha ribadito la sua stima nei confronti di Rosetti precisando tuttavia che il mondialissimo fischietto non aveva percepito e assegnato due clamorosi rigori all'Inter. Nessuno s'è premurato di dire a Mourinho che già cinquant'anni fa un Habla Habla più famoso - e vincente - di lui s'era specializzato in Complotti & Lamenti a nome di un'Inter che coglieva allori in Italia, in Europa e nel Mondo, spesso mettendo le mani avanti. Va ricordato - anche a Mourinho - che se in Italia si parla di Sudditanza Psicologica lo si deve al medico oculista veneziano Giorgio Bertotto che il 16 aprile 1967, al termine di una partita Venezia-Inter arbitrata da Antonio Sbardella e conclusasi con uno «scandaloso» 3 a 2 a favore dei nerazzurri, se ne uscì con una battuta diventata storica: «Purtroppo gli arbitri soffrono di una sorta di sudditanza psicologica nei confronti delle Grandi». Direte: embè? Embè, Giorgio Bertotto non era un tifoso qualunque ma il Capo della Commissione Arbitri Nazionale, il designatore dei fischietti, il Collina d'oggi, insomma. E un gentiluomo. A fine stagione gli fu tolto il mandato. Ma la Sudditanza Psicologica è rimasta. Così come il Problema Arbitrale, mai risolto e addirittura aggravato dal pericoloso strumento «inventato» dall'ottimo collega Rai Carlo Sassi - la Moviola - proprio pochi mesi dopo la sortita di Bertotto, nell'ottobre del '67, durante una mitica puntata della Domenica Sportiva. Non immaginava, Carlo, di aver partorito quel mostro che solo poche settimane fa ha fatto dire a Platini che ormai la vita dell'arbitro è diventata un inferno. Io odio la Moviola, e passo per parruccone conservatore, ma chi l'ama - vedi Aldo Biscardi, capo del partito dei Moviolisti - non è un formidabile progressista, visto che si batte per usarla in diretta, sul campo, da almeno trent'anni. Inutilmente. Perché la rissa arbitrale è specialità tutta italiana, così come italianissimi sono gli ex arbitri che si prestano a far le pulci ai colleghi in servizio. C'è di peggio: già appesantiti dalla responsabilità di confrontare i loro due-sei-otto occhi con quelli di una trentina di telecamere, presto gli arbitri dovranno probabilmente ri-trasformarsi in pubblici ufficiali nei casi di turbolenze da stadio provocate dai soliti facinorosi. E per tenerli vieppiù impegnati, dal 27 di febbraio dovranno anche tender l'orecchio per cogliere le bestemmie e imprecazioni varie dei calciatori, da quel giorno punibili con cartellino rosso e squalifica. Se non lo faranno loro, ci penserà la Moviola del Labiale, già vista all'opera domenica sera per decriptare un'imprecazione di Buffon. Quella volgare bestemmia ha fatto il giro di mille tivù, ripetuta pressochè all'infinito: era questa la moralizzazione invocata dai Custodi del Buon Calcio e del Fair Play?

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