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Questa fiaccola non è figlia di un Dio minore

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Loè sempre stato, poiché troppo vistoso è il confine che separa quanto accade tra nevi e ghiacci invernali e l'ampiezza tecnica, numerica e organizzativa, che caratterizza la rassegna che ogni quattro stagioni richiama negli stadi, nelle piscine e nei palazzi dello sport la migliore gioventù del mondo. Lo è sempre stato, per quanto la ricostruzione storica dell'Olimpiade invernale offra una quantità di imprese e di protagonisti di caratura non inferiore ai fenomeni delle piste di atletica e dei bacini natatori. In tale quadro, lo slalomista Alberto Tomba vale il velocista Pietro Mennea, così come Eugenio Monti, con le sue fenomenali discese di bob, è assimilabile al Settebello della pallanuoto o ai fratelli D'Inzeo dell'equitazione. Sono trascorsi poco più di quindici anni da quando il Comitato olimpico internazionale decise di rivoluzionare il calendario olimpico. Accadde nel 1994, nella norvegese Lillehammer, due anni dopo l'edizione francese di Albertville, diversificando in tal modo la tradizionale cadenza che fin dalla prima edizione del 1936, disputata a Garmisch-Partenkirchen, vedeva organizzati nella stessa annata sia i Giochi estivi sia quelli invernali. Fin troppo espliciti i motivi alla base della decisione dell'organismo internazionale: aprire nuovi spazi all'evento minore, garantendo attenzioni, spazi promozionali e finanziamenti, sia pubblicitari sia televisivi, diversamente irraggiungibili. Il risultato è stato sicuramente ottenuto, nel senso che rispetto al passato la sessione olimpica invernale non è più soffocata in misura esuberante dalla sovraesposizione della sorella maggiore. Pur tuttavia, il divario tra i due eventi è fisiologicamente non colmabile. Vancouver 2010, con le migliaia di presenze agonistiche, l'imponente sforzo organizzativo e la considerevole attenzione mediatica, varrà sempre molto meno rispetto a quanto accadrà fra poco più di due anni nella capitale londinese per i Giochi estivi del 2012. Banalizzando il confronto, riflettendo su quanto sta accadendo in Italia per la candidatura all'Olimpiade del 2020, e spostando l'ipotesi in versione invernale, si immagini quali e quanto diversi sarebbero i tempi, le dimensioni e le prospettive d'attesa, e quanto diversi gli interessi, politici e finanziari, legati all'ipotesi.

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