Roma alle stelle, Lazio alle stalle
Inferno e paradiso, ossia le due facce della capitale. Di una città affamata di calcio che riversa i suoi umori fuori e dentro un Olimpico mai come ora specchio dei due club capitolini. Ranieri alle stelle, Ballardini praticamente cacciato. Le sorti di Roma e Lazio si sono intrecciate sin dall'inizio di questa stagione per certi versi assurda che continua a manifestare la mediocrità del calcio nazionale. Su binari paralleli hanno viaggiato le vicende delle due proprietà: da una parte i Sensi messi alla gogna in avvio di stagione e che adesso si «godono» un momento di respiro prima dell'inevitabile ritorno alle «ostilità». Dall'altra un Lotito che non è mai riuscito a far breccia nel cuore dei suoi tifosi che continuano a sognare i momenti magici dell'era Cragnotti. Era partita malissimo per la Roma all'esordio del campionato con uno Spalletti claudicante in panchina. Poi il dietrofront del tecnico che ha lasciato tutto con un palmo di naso, rinunciando a soldi e qualifica, rimettendo nelle mani della proprietà il timone giallorosso. I Sensi il nome di Ranieri lo avevano in testa già da tempo e l'arrivo del testaccino ha segnato un cambiamento epocale: quello della Roma ai romani. Da lì è partito il lungo lavoro di ricostruzione che ha portato la Roma, sorprendentemente, al secondo posto in classifica con quelle che erano le dirette concorrenti per un posto in Champions (resta l'obiettivo primario per i giallorossi), staccati nettamente: un ingranaggio perfetto oliato anche dallo «stellone» che accompagna il tecnico di Testaccio... Sì, sarà pure in parte fortuna, ma in genere quella aiuta gli audaci. Dall'altra parte una Lazio che sembrava aver trovato in Ballardini l'uomo giusto per riprendere un cammino d'alta classifica, messa alle spalle la questione Delio Rossi: che aveva comunque portato a casa un coppa Italia e quindi finale di Supercoppa e qualificazione all'Europa League. L'esordio con la viottira della Supercoppa a Pechino aveva illuso il popolo biancoceleste, ingannato anche dai primi due successi in campionato: poi la morte nera, il nulla. Ballardini ha iniziato ad avvitarsi su se stesso, trasmettendo incertezza alla squadra anche dal punto di vista tattico. Ma il vero errore Ballardini lo ha commesso nella gestione del gruppo, assecondando troppo la società e non tenendo presente i valori e i criteri che da sempre animano uno spogliatoio. Anche nella gestione del caso-Pandev, così come di quello ancora aperto legato alle sorti di Ledesma, il tecnico biancoceleste non è stato in grado di fare l'intermediazione necessaria tra presidenza e giocatore. E non è un caso se nessuno dell'attuale gruppo biancoceleste si fascerà la testa se, come molto probabile, Lotito deciderà (finalmente secondo molti) di esonerarlo e chiamare un sostituto al suo posto: a questo punto Reja o Arrigoni cambia poco, l'importante è cambiare e alla svelta... Roma docet!