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Fabrizio Fabbri 24 anni appena compiuti, un gran tiro da 3 e tanta intelligenza cestistica.

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«Èstata una cosa incredibile quella che è accaduta domenica contro Treviso. Chi mi ha visto in tv dalla Serbia mi ha detto che sembrava giocassi a Belgrado. Ho sentito subito l'affetto del pubblico per me e per tutta la squadra. Ci hanno aiutato a vincere». Cosa significa per lei, che è stato capitano e leader della Stella Rossa, partire dalla panchina? «Nulla. Sono uno abituato a pensare al bene della squadra, non al mio score. Cerco di dare sempre il massimo per arrivare al nostro obiettivo: vincere». Cosa pensa del suo nuovo coach? «È un ottimo allenatore, che conosce bene il basket ed è duro in palestra. Ci fa svolgere allenamenti di grande qualità ed intensità e questo aiuta a migliorarsi». Cosa l'ha fatta crescere così in fretta? «Belgrado è la terra del basket per eccellenza e sui giocatori, del Partizan o della Stella Rossa, c'è una grande pressione. Questo mi ha costretto a maturare presto». Che differenza ha trovato tra la serie A italiana e la Lega Adriatica? «Sono due campionati simili, molto duri, con tante ottime squadre e grandi giocatori. Ora non avendo più l'Eurolega c'è maggiore tempo da passare in palestra e questo ha favorito il mio ambientamento. I compagni, lo staff ed i dirigenti hanno fatto di tutto per farmi sentire a mio agio. È la prima volta che esco dalla Serbia ma mi sembra di stare a casa mia». Ha trovato un metro arbitrale diverso? «All'esordio ho commesso troppi falli in attacco, ma il problema credo si possa limitare alla singola partita non al modo di arbitrare in generale». C'è una leggenda che narra che chi bagna le mani nel fiume Morava, che scorre vicino alla sua città natale, diviene un bomber eccezionale. Confessi, l'ha fatto anche lei? «No, conosco bene questa storia che gira dai tempi in cui Obradovic giocava, ma io le mani non le ho immerse. Il mio tiro l'ho costruito in palestra e continuo ad allenarlo di giorno in giorno».

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