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Alla 23ª giornata di campionato, l'Inter è prima in classifica con 8 punti di vantaggio sulla Roma, 10 sul Milan, 14 sul Napoli.

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Eanche se non tutti gli stranieri giocano tutte le partite, è evidente che c'è un nesso in relazione al rendimento di ciascuna compagine che attualmente occupa le posizioni di zona Champions, ed è evidente altresì che si traduce in una schiacciante supremazia, in termini di gioco e di punti, dell'undici nerazzurro, con una piccola ma significativa eccezione: la graduatoria dei migliori «goleadores», che vede per ora in testa Di Natale dell'Udinese con 16 reti, seguito dall'oriundo calabrese Milito con 14 e dell'accoppiata Barreto-Pazzini, l'uno straniero, l'altro italiano. I giocatori «acquistati», (un termine antipatico ma di uso comune) all'estero sono 252 e in alcuni ruoli, come portiere e centrocampisti, vanno per la maggiore: il calcio è ormai uno spettacolo, soprattutto uno spettacolo televisivo, ed è legato sempre meno ai fattori di tradizione e di luogo che hanno fatto la sua fortuna dal giorno della invenzione in Gran Bretagna. Anche se la grande maggioranza del pubblico appassionato almeno in Italia non se n'è accorta ancora, come testimoniano le manifestazioni di entusiasmo o le proteste di massa (escluse, si capisce, le turbolenze dei cosiddetti ultrà sulle quali, a mio personale avviso, le autorità di pubblica sicurezza non indagano a sufficienza, perché la loro origine è molto sospetta sia sotto il profilo criminale che politico). Molti dirigenti di club, come quelli del Milan e del Napoli, hanno tratto dall'altissimo numero di giocatori stranieri militanti nel nostro torneo nonché dalla popolarità che ormai circonda la Champions, la vecchia Coppa dei Campioni lanciata negli anni Cinquanta dagli spagnoli, la convinzione che si debba arrivare assai presto all'organizzazione di una Coppa Europea sul modello della cestistica americana NBA, con la partecipazione delle squadre di club più importanti (più ricchi) dei principali paesi continentali ma con la rinuncia al meccanismo promozione-retrocessione. Che sarebbe un salto nel buio perché, sempre secondo il vostro vecchio cronista, quel meccanismo è uno degli elementi decisivi della popolarità di gioco e della vitalità dei campionati. Comunque, per tornare all'immediata attualità, la sovrabbondanza di giocatori stranieri nel nostro ed in tutti i campionati europei, mentre arricchisce indubbiamente lo spettacolo, crea problemi di non facile soluzione per la Nazionale ed in genere complica la vita di quasi tutti i selezionatori. In parte perché non è semplice ottenere la presenza agli allenamenti di tutti i giocatori impiegati nei tornei più vari e lontani, in parte perché limita la disponibilità per ruoli occupati nei tornei locali da fuoriclasse stranieri. Ciò nonostante, come si è constatato in previsione degli europei del '12 e del '16, la successione di Lippi (favorito Prandelli, che però è legatissimo alla Fiorentina) e l'organizzazione dei campionati europei suscitano grande interesse. E non solo in chiave di spettacolo televisivo. Bisogna trovare comunque, a tutti i costi, un equilibrio più ragionevole tra mercato e sentimento.

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