Roma, voglia di coppa
La sua Roma non sbaglia più un colpo, ma lui continua a volar basso e tenere la squadra sulla corda. Così, dopo la «buccia di banana» pronosticata contro il Siena sulla quale i giallorossi stavano scivolando, Ranieri rincara la dose in vista della semifinale d'andata di coppa Italia contro l'Udinese. Quella che arriva questa sera all'Olimpico, secondo il tecnico giallorosso, è una squadra che merita la Champions, da prendere «con le pinze» e contro la quale non sono ammessi passi falsi. «L'Udinese si gioca grandi chance di entrare in Europa - attacca il tecnico - ognuno nella vita ha quello che si merita, ma l'Udinese è un'eccezione. Non capisco come stia lì sotto. Questa è una squadra che merita di entrare in Uefa o in Champions League. Ha giocatori giovani, bravi. Hanno sicurezza, tranquillità. Hanno messo fuori il Milan vincendo a San Siro e se avessero vinto tre-quattro a zero non ci sarebbe stato nulla da dire. Creano molto gioco, molte occasioni e faranno di tutto per farci gol». Ranieri alla coppa Italia ci tiene eccome, ma continua a volare basso anche sul fronte campionato e ride quando si accosta la «sua» Roma all'Inter capolista soprattutto per quanto riguarda la mentalità. «Non è così - spiega - noi abbiamo la nostra. Anche l'Inter ha ottenuto dei risultati all'ultimo minuto. Frutto della mentalità e di credere sempre in quello che si sta facendo. Non siamo simili all'Inter, loro stanno su un altro piano perché spendono molti milioni, noi no. Noi dobbiamo essere più intelligenti, più svegli di loro. Da diversi anni è così. Dopo aver investito tanto Moratti si gode le spese che ha fatto. E se lo merita anche». E resta su questa linea anche quando si vuole mettere per forza la Roma in competizione diretta con i nerazzurri. «Noi l'anti-Inter? No. Lo dicono gli altri, io non voglio illudere i tifosi. Dico sempre: lavoro, lavoro, lavoro. Quello che riusciremo a fare lo offriremo ai tifosi. È come rispondere alla domanda sul perché una italiana non vince più la Champions League: perché ci sono squadre inglesi e spagnole che hanno più forza economica, comprano i migliori giocatori e allenatori. Chi ha i migliori ha più possibilità di vincere. Le altre che non vogliono restare indietro devono essere sveglie, intelligenti e anticipare quello che si può anticipare, cercando di essere competitivi curando mille particolari». Così come vuole offrire al popolo romanista un Totti al meglio: motivo per il quale non lo ha forzato al recupero... anzi l'ha dovuto tenere a freno. «Lo voglio consegnare al top quando sarà al top. Lo gestiremo io, lui e i dottori, in base a come si sentirà di volta in volta: anche se lui dice di stare sempre bene, è portato a dare più di quel che può e questo è pericoloso. Toni? Sta migliorando. Ancora è prematuro chiedere come sta». Altro fronte sul quale sta lavorando il tecnico giallorosso è la tendenza a rilassarsi dopo i successi: tipico dell'ambiente della capitale. «Sono romano, so che se ci si adagia». E quindi tiene la Roma sulla corda. «Questo fa parte del mio carattere. È il mio modo di condurre la squadra, avvertirla delle difficoltà che si incontreranno».