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Denise e i Giochi Questione di testa

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FabianaPellegrino Tornare a combattere. I Giochi di Vancouver 2010 di Denise Karbon sono una «questione di testa». È pronta, sta bene, ma soprattutto è decisa a fidarsi, di nuovo, del suo ginocchio. Classe 1980, originaria di Bressanone (Bolzano), la regina delle nevi ha dovuto giocarsela spesso con la sfortuna. Denise ha mischiato la vetta del mondo, conquistata nel 2008 nello slalom gigante, con infortuni che l'hanno costretta, spesso, a pause di riflessione obbligatorie. L'ultima è del dicembre scorso dovuta alla rottura di un frammento del menisco del ginocchio sinistro durante il gigante di Aspen, quindi lo stop di quattro settimane e il rientro a Lienz. A Cortina è arrivata sesta dietro l'altro asso di Casa Italia, Manuela Moelgg. Denise c'è e Vancouver 2010 la sta già aspettando. Innanzitutto, come sta? «Sto bene, il ginocchio è guarito bene. Mi sento fisicamente pronta per tornare a caricare la gamba. È la testa che devo convincere adesso. Devo accettare di prendere dei rischi. Devo essere pronta a fidarmi di nuovo delle mie gambe». La forma c'è, eppure lei è la prima a dire che manca ancora qualcosa in vista di Vancouver, di che si tratta? «L'automatismo, la curva veloce, ma soprattutto la convinzione di fare le cose giuste. Ecco cosa mi manca. A pezzi, diciamo così, sono già riuscita a fare bene tutto, ora devo rimettere assieme le cose per tornare come prima». La partenza si avvicina, com'è l'emozione di un'Olimpiade? «Ancora è tutto tranquillo, siamo in Val di Fassa per allenarci e definire gli ultimi dettagli. L'obiettivo, per ora, è quello di ritrovare la forma migliore. Certo, appena inizieremo a fare le valigie l'atmosfera cambierà e quando saremo nel villaggio allora l'agitazione sarà alle stelle, lì praticamente sei già dentro i Giochi». Le rivali più pericolose? «Quelle le ho dentro casa praticamente! Abbiamo già fatto podio, siamo una squadra molto forte, quindi il primo obiettivo è cercare di battere le compagne azzurre. È una sfida reciproca. Poi è ovvio che anche le straniere sono forti, ma la prima battaglia ce la giochiamo tra di noi». Va a Vancouver a caccia di medaglie? «Innanzitutto voglio arrivare il giorno del gigante con la consapevolezza di avere tutte le mie carte in mano. Voglio essere convinta di potermi esprimere al meglio ed essere pronta a combattere di nuovo contro me stessa e quindi contro le altre. Detto questo, quello che accadrà verrà da sé, se vincerò si vedrà ai Giochi». Un pensiero per Nadia Fanchini che ha dovuto rinunciare ai Giochi dopo la caduta nel SuperG di Saint Moritz? «Mi dispiace così tanto. Aveva avuto una stagione un po' difficile e ultimamente invece stava tornando a esprimersi con gran forza. Rinunciare ai Giochi così è più che amaro, perché oltre al dolore fisico c'è la consapevolezza di non poter dimostrare quello che voleva far vedere a tutto il mondo a Vancouver. Le auguro di accettare la cosa con calma e di guardare avanti. È ancora molto giovane e anche se dovrà fermarsi per parecchi mesi, deve guarire bene e guardare avanti. Arriveranno tempi migliori, i tempi del riscatto».

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