Gli «italiani» dimostrino il loro valore
Perla Ferrari, infatti, quello appena conclusosi è stato un anno davvero catastrofico, e non soltanto perché l'unica corsa che ha vinto è stata frutto isolato del talento di Raikkonen, poi cacciato, o perché Felipe Massa ha rischiato di morire. La vera catastrofe si è verificata fuori pista, a partire dalla decisione di ignorare i precedenti e presentare la F2009 nella sfigatissima cornice del Mugello, per finire con il tradimento di Michael Schumacher, il figlio prediletto al quale Montezemolo aveva concesso di tutto e di più anche dopo che aveva smesso di correre. La decisione di tornare al fasto delle presentazioni megagalattiche degli anni belli mi fa pensare che il desiderio di «cancellare il 2009» sia qualcosa di più di un ovvio proposito, e che la brama di tornare là dove la Ferrari avrebbe dovuto sempre restare si sia saldata con l'affronto schumacheriano nell'infliggere alla Scuderia quella scossa che le permetta una volta per tutte di chiudere, mentalmente e culturalmente, l'era-Todt, e di liberarsi di tutte le scorie che la sua fine ha prodotto. Molti dei disastri ferraristi di questi ultimi anni sono infatti dipesi dalla difficoltà a mettere a punto una macchina organizzativa totalmente rinnovata e dagli attriti che impedivano ai vecchi ingranaggi di incastrarsi con i nuovi senza danneggiarli. Ora che anche l'ultimo dei «todtiani» - il grande Schumi - ha raggiunto Ross Brawn alla Mercedes vedremo finalmente se davvero Maranello aveva in casa le risorse occorrenti a dar continuità al più glorioso periodo della sua storia sportiva o se invece non dovremo definitivamente attribuirne i meriti al solo nucleo dei professionisti importati dall'estero negli anni '90. Ieri, davanti alle linee sinuose e intriganti della F10, si è parlato soltanto italiano (e italiano vero, non quello biascicato con il quale gli uomini-comunicazione della rossa in passato costringevano ad esprimersi i mercenari stranieri). Il senso della sfida che attende la Ferrari nel 2010 è tutto qui: nel vedere se chi parla italiano sarà finalmente capace di fare meglio di chi parla inglese o tedesco. Fra un mese e mezzo, in Bahrain, cominceremo a capire, sperando che siano soltanto pettegolezzi interessati le voci che definiscono la F10 come un'altra macchina sbagliata.