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L'Inter e il complotto: "Vogliono fermarci"

L'Inter accusa:

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MILANO - Le parole contano, e pesano. Soprattutto se a dirle non sono giocatori a caldo, ma dirigenti al freddo. E allora quelle dell'amministratore delegato dell'Inter, Ernesto Paolillo, pesano davvero tanto, e fanno seguito a una polemica iniziata già nell'immediato dopo derby, al termine di una gara vinta meritatamente dall'Inter, che però ha subito due espulsioni e un rigore contro che in corso Vittorio Emanuele proprio non sono andati giù a nessuno. «C'è qualcosa che non va: si vuole riaprire il campionato non riconoscendo la superiorità di una squadra, e lo si vuole fare in una maniera non troppo leale. Gli elementi – sostiene l'ad interista - che possono portare a riaprire un campionato non sul campo ci sono tutti: non credo alla congiura, ma a un'atmosfera, un'aria psicologica». Termine alquanto bizzarro, per definire in modo un po' più soft quello che in altri termini si potrebbe chiamare complotto. Che però, in effetti, suona molto forte: anche ai vertici della società di corso Vittorio Emanuele. Tanto che viene subti scartato. Anche perché, altrimenti, darebbe automaticamente il via quantomeno a interrogazioni o indagini in merito, e in effetti, per quanto l'arbitraggio di Rocchi sia stato decisamente insufficiente, paiono misure un po' esagerate. Paolillo comunque, come tutto il vertice nerazzurro (Moratti in testa, anche se non ieri ha parlato) è ancora seccata anche per un'altra questione: quella relativa ai calendari e allo spostamento degli impegni dei cugini. «Fiorentina-Milan – attacca nuovamente - non si è rigiocata, come prevede il regolamento, il giorno dopo. La partita di campionato non è un jolly che si gioca quando si vuole. Ripeto: c'è quest'aria di voler riaprire i giochi in ogni modo, voler recuperare un campionato ma non perché sul campo un'altra squadra meriti di riaprirlo. Io penso che una squadra vada tutelata sempre, stare zitti non va bene». E così ha fatto anche il capitano nerazzurro, Javier Zanetti. Usando però termini completamente diversi. Smontando, o per lo meno escludendo, la tesi del complotto, ma invitando comunque gli arbitri a «tenere gli occhi aperti». Il «Palazzo» ha risposto attraverso il vice-presidente della Figc, Demetrio Albertini, ex milanista. «Mi è dispiaciuto ascoltare le parole di Moratti, le ritengo gravi. Da uomo di sport e adesso da vicepresidente federale, non mi sono piaciute. Ma quel che più mi è dispiaciuto è sentir dire a Mourinho "io sono straniero" me ne andrò e il problema rimarrà a voì. Ma di quale problema parla? Rocchi ha arbitrato bene, l'errore di Sneijder è stato la cosa più grave». Una polemica dura, insomma. Che non raggiunge toni aspri anche perché mitigata dal risultato nel derby. E calmierata anche dal silenzio assoluto da parte del Milan, che non raccoglie e non replica. Un po' come, di fatto, è accaduto anche in campo.

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