Un derby da scudetto
Il trend di risultati e la situazione infortuni premiano il Milan, il vantaggio in classifica e il predecente diretto l'Inter. Leonardo ci arriva soddisfatto del lavoro svolto con i suoi e con la voglia di rifarsi, altro che pareggio buono, «non ho mai iniziato una partita senza pensare al successo», spiega. Mourinho conscio della sua forza e con una certezza: «La settimana è stata normale, tranquilla, si è lavorato bene, senza grandi problemi, anche se ogni giorno qualche giocatore sembrava fuori per problemi fisici poi recuperato. Insomma – sostiene - mi è piaciuta». Ai punti, meglio: alle parole, ci arrivano pari a questo derby scudetto Inter e Milan. Un po' a sorpresa, visto il divario nella partita di andata e durante la prima parte del campionato, ma forse neanche poi tanto. Perché da una parte Leo non può che fare tanti complimenti all'Inter e al suo allenatore. «L'Inter – spiega nella conferenza pre gara - non è quella di agosto e ottobre, è semmai l'Inter degli ultimi anni: costante. L'Inter è grande, lo dicono i fatti: regolarità incredibile. E poi ha un grande pregio: cambia tanto e tante volte inventa cose nuove durante le partite. Cosa invidio a Mou? Lui ha il suo modo di fare, ha già confernato quanto è vincente. Ammiro molte cose di lui». Ma dall'altra anche il portoghese deve, e vuole, congratularsi col collega esordiente, perché finora, debutto a parte, è andato ben oltre le più rosee aspettative. «Sono felice per lui – commenta Mou -. Il buon momento del Milan è una prova di maturità sua e della sua società. Spesso alcune società al primo segnale di fragilità mettono in difficoltà il tecnico o gli impediscono di esprimersi al meglio. Il Milan non è così, Leo è felice, la società pure, e questo è merito di entrambi». Così i rossoneri sono usciti dalla crisi, e si sono lanciati alla rincorsa dei cugini in campionato. Grazie a lui, Leo, e a Ronaldinho, che adesso, parola di allenatore e amico, «gioca bene e fa sognare la gente». Come Balotelli: sempre beccato da opinione pubblica e allenatore diretto, lodato invece dal suo avversario stasera in panchina. «Vivere da Balotelli in questa società – sostiene Leonardo - non è facile. L'Italia deve imparare a vivere con le diversità, e io ammiro molto Mario perché è uno che ce l'ha fatta in una situazione complicata». Quella in cui si ritroverebbe l'Inter se dovesse perdere il derby, anche se Mou non lo ammette. «È una partita fuori dagli schemi, nel senso che spesso sono match senza logica. Non si può dire chi è favorito, comunque se vinciamo avremmo 6 punti di vantaggio e sarebbe diverso, ma non sarebbe affatto decisivo». Né in un senso né nell'altro. Perché, per lui, «superiore è la squadra che ha più punti, e superiore in assoluto è quella che avrà vinto il campionato. E non mi dà fastidio chi dice che il Milan gioca meglio di noi. Però dovrebbero segnare più di noi, vincere più di noi, fare qualche punto in più di noi. Per me questo è vero spettacolo». Quello che ci si aspetta, sul campo, da due squadre così. Anche senza Stankovic, che non ce l'ha fatta, e lascia il posto a Zanetti, se Thiago Motta non ce la farà, con Santon dietro a sinistra, o in caso al brasiliano col capitano che scala. Nel Milan invece l'unico dubbio rimane Nesta, convocato ma non ancora sicuro di poter giocare, con Leonardo che ricorda come «il suo è un piccolo problema ma dobbiamo vedere: comunque tutte le volte che ho avuto dubbi siamo stati attenti e non abbiamo mai rischiato un giocatore». Questo però potrebbe essere un caso eccezionale: per un derby che, così decisivo, a Milano non lo si vedeva in campionato da ben 17 anni.