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Quel «colpo» che non riesce da nove anni

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Unmessaggio, ma anche una promessa, la disincantata conferenza stampa del tecnico romanista, «ex» ironico, però mai irriverente nei confronti di chi lo aveva messo alla porta regalandolo, di fatto, alla Roma, sapientemente ricostruita e pilotata al terzo posto. Una vittoria nella Torino bianconera manca da nove anni, non pochi per una sfida tra due squadre il cui livello di ambizioni, anche negli ultimi anni, è rimasto altissimo, però nelle parole di Ranieri si può intuire un invito alla serenità, la dote che per la Roma è stata fondamentale nei grandi appuntamenti della storia recente. Se lo scontro dovesse essere impostato sul piano nervoso, il vantaggio sarebbe tutto per i padroni di casa, sempre che il loro salotto ottenga il via libera dalla nebbia che su Torino si addensa minacciosa. Considerazioni che giustificano i toni eleganti e talvolta perfino cabarettistici di un allenatore che questa vigilia vuole viverla all'insegna della fiducia verso la propria squadra, cui è destinata la scomoda etichetta della favorita. Etichetta inattesa, ma non usurpata da chi viene da ventiquattro punti conquistati nelle ultime dieci partite, nonostante la lunga assenza di Totti e altre defezioni come quelle di De Rossi e Mexes, passate inosservate dopo la passeggiata sulle macerie del Genoa. Potrebbe derivare, l'insidia maggiore, dal clima di euforia che si respira nella metà giallorossa della Capitale, dove i mezzi termini non godono di grande popolarità. Anche per questo, forse, Ranieri ha voluto specificare come la partita sia importante per la classifica, non per risvolti specifici come il legittimo desiderio di rivalsa di un signore accompagnato alla porta dopo aver messo insieme, a questo punto della stagione, dieci punti in più del suo successore. Nonostante la classifica stia premiando la sua imperiosa risalita dallo zero della seconda giornata, la Roma deve giocarsela, questa sfida senza tempo, secondo attitudini, dimenticando l'immagine di una rivale in angustie: ma capace, la storia insegna, dei colpi di coda che il tecnico romano paventa. Anche perché Ferrara ritrova un centrale come Sissoko, sicuramente più affidabile del Melo finora gratificato soltanto dal cartellino del prezzo, avendo in più l'ultimo arrivato Candreva, già in azzurro e poco disposto a romantiche concessioni al suo cuore romanista. Centrocampo tosto, anche per la presenza di Marchisio, dunque delicati risvolti tattici per una gara che sconsiglia avventure, come molti tifosi vorrebbero, cioè con Vucinic, Toni e Totti, elencati in un ordine dettato dalle rispettive condizioni atletiche. Per giorni, un esercito di tecnici improvvisati ha spedito via etere tutti i possibili suggerimenti, come se Ranieri fosse pagato per assecondare gli umori della piazza. Possibile che la panchina sia inizialmente destinata al Capitano, che però gradirebbe poco una soluzione del genere, anche se indirizzata a salvarne il pieno recupero. Si vedrà stasera: se la nebbia, come sembra, accorderà una tregua. Un grande spettacolo, insomma, «si el tiempo no lo impide», come recitano i poster delle corride.

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