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Massa: "Voglio vincere all'ultima curva"

Il pilota della Ferrari Felipe Massa

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MADONNA DI CAMPIGLIO - Un Mondiale sfumato all'ultima curva, lo shock per il «Singapore-gate» che gli ha probabilmente scippato il titolo, il terribile incidente dell'Hungaroring, la nascita del figlio Felipinho. Su quanto gli è successo negli ultimi due anni Felipe Massa avrebbe potuto scrivere un libro. Eppure lui non si è mai arreso, perché - come ha ribadito da Madonna di Campiglio in occasione del «Wrooom 2010» - «la vita spesso è molto difficile, ma è dalle difficoltà, e non dalle vittorie, che si imparano le cose più importanti».   Felipe, dopo l'incidente in Ungheria ha mai pensato di non poter più tornare a correre? «Mai. Rircordo che, quando mi sono risvegliato, avrei voluto subito tornare in pista. Ho persino litigato con mia moglie, lei mi diceva che non era possibile e io l'aggredivo: "non è con te che devo parlare, ma con i medici". Non sapevo cosa mi era successo, mi accorgevo solo di avere un ematoma sull'occhio e pensavo si sarebbe riassorbito presto». Ha mai temuto di perdere il posto alla Ferrari? «No, perché da Maranello mi sono sempre stati vicini, mi hanno fatto capire che, in qualsiasi momento fossi stato pronto, il sedile della Ferrari numero tre sarebbe stato libero per me».   È sicuro di tornare ai massimi livelli? «Certo. I giri che ho fatto sulla F2007 qualche mese fa sono lì a dimostrarlo».   Ma in Formula Uno si dice che quando un pilota ha un figlio perde almeno cinque decimi al giro. «La settimana stessa in cui è nato Felipinho ho vinto una gara di kart con oltre sessanta concorrenti. Quando sono in macchina non me lo ricordo neanche di avere famiglia». Parliamo del passato. È sempre convinto che la Fia avrebbe dovuto assegnarle il titolo del 2008? «Io credo che nello sport le cose dovrebbero andare in un determinato modo. Quando non è così si dovrebbe avere il coraggio di cambiare». Ha mai parlato col suo connazionale Piquet jr dopo il «Singapore-gate»? «È successo nel dicembre 2008. Partecipammo entrambi a una gara di kart e gli chiesi spiegazioni, perché già giravano voci strane. Mi rispose con una grande risata e i miei sospetti aumentarono». Quindi come si comportò? «In occasione del primo Gp del 2009, in Bahrain, feci le stesse domande a Briatore, ma lui negò tutto. Poi la faccenda è diventata di dominio pubblico. Ma ormai appartiene tutto al passato, parlarne ancora non mi farà certamente vincere quel titolo». Passiamo al presente allora. Le faccio alcuni nomi: Schumacher. «Secondo me Michael si era ritirato nel momento perfetto, quando era ancora all'apice. Non so perché ha voluto tornare, so che adesso sarà per tutti una sfida bellissima stargli davanti. Mi ha insegnato tanto, rimarrà sempre un amico per me, ma solo fuori dalla pista». Raikkonen. «Ho parlato più in tre giorni con Fernando che in tre anni con Kimi, ma era il suo carattere, e con lui ho lavorato comunque bene. Più difficile quest'anno per lui o per Michael? Io credo per Kimi, Schumacher ha già corso in Formula Uno».   Alonso. «Ormai è diventata un'abitudine avere come compagno un campione del mondo... Non ho la sua esperienza, da lui posso imparare tanto». E quella vecchia storia del 2007? «Tutti continuate a chiedermelo, ma ormai quel litigio è acqua passata. Lui disse qualcosa di sbagliato, poi chiese scusa. È come quando discuti con tua madre o tua sorella: poi si dimentica. Insieme lavoreremo benissimo, ma è chiaro che in pista ognuno vorrà stare davanti all'altro». E se come compagno arrivasse anche un certo Valentino Rossi? «Beh, ci sarebbe veramente da divertirsi con un team che potesse schierare Fernando, Valentino e me. Ma sono pessimista, non credo che la terza macchina diventi realtà. In caso contrario, sarebbe il benvenuto».   Un desiderio per il 2010? «Facile, vorrei vincere il titolo che mi è sfuggito nel 2008. Magari nello stesso modo in cui l'ho perso, all'ultimo metro, all'ultima curva».  

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