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Una scelta obbligata dalle esigenze televisive

Calcio

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È inevitabile che ogni volta che cercano di modificare le nostre abitudini l'opinione si divida tra conservatori e progressisti, termini certamente impropri perché la tradizione ed i suoi valori si possono difendere anche cambiando. Il mondo del calcio non fa eccezione per cui ora che la Lega sembra orientata ad accentuare lo smembramento in più giorni ed in più orari dei turni del nostro campionato di calcio, le proteste sono aumentate per numero e per intensità. Credo si debba partire da un presupposto, ormai indiscutibile. Il tabù di avere tutte le partite nello stesso giorno ed alla stessa ora è stato cancellato da quando (1993) Telepiù ha avuto la possibilità di trasmettere in diretta tutte le partite del nostro campionato. Il calcio aveva dovuto cedere già su molti fronti Sul numero delle sostituzioni, sulle maglia personalizzate (numero e nome), sulla pubblicità. Ogni volta ci sono state polemiche e resistenze di ogni tipo ma alla fine le innovazioni (anche quelle considerate all'inizio come profanazioni) si sono imposte. Non voglio fare la figura del nostalgico. Anche a me piaceva il campionato di una volta, le partite in contemporanea, le formazioni che si recitavano come l'Ave Maria (Bacigalupo, Ballarin, Maroso, ecc.). Personalmente il mio lavoro di statistico è stato rivoluzionato ed è aumentato con l'introduzione delle sostituzioni (prima il solo portiere, poi due, infine tre giocatori) ma non si possono giudicare le trasformazioni facendo prevalere il proprio gusto ed il proprio interesse. Tra i tanti è sacrosanto ma non inviolabile quello del tifoso ma al di sopra di tutto ci deve essere l'interesse generale di tutto il movimento. La televisione non è diventata la padrona del calcio ma ne condiziona l'economia. Mi sembra inutile ed addirittura patetico sostenere che la contemporaneità delle partite costituiva anche una garanzia di regolarità, le partite si sono sempre vendute e comprate anche allora. Non voglio poi trascurare un altro aspetto, il vantaggio che la critica (che ormai non è limitata solo ai giornalisti, agli opinionisti ed agli addetti ai lavori) ha la possibilità di essere più informata. Trent'anni fa Gianni Brera, il più bravo di tutti noi, vedeva una sola partita la settimana, oggi chi ne ha voglia ne vede almeno quattro ed è inevitabilmente più informato. Per farla breve, pur non trascurando alcuni inconvenienti provocati dallo spezzatino (diminuirà il numero degli abbonati), credo che, prima ancora di domandarsi se sia giusta e se sia migliore, la nuova strada è obbligata, al di là dei dettagli sui quali si può discutere all'infinito. Contemporaneamente è necessario che le norme, che in nome della sicurezza, hanno tolto spettatori al nostro campionato vengano modificate e snellite, che sia possibile insomma che un tifoso ma anche un semplice appassionato, alzandosi la mattina decida di andare alla partita e che possa farlo senza esibire la dichiarazione dei redditi e lo stato di famiglia.

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