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Ranieri aveva, ha e avrà l'appoggio quasi incondizionato del popolo giallorosso per aver preso per mano la Roma nel bel mezzo di un mare agitato che la vedeva navigare, in avvio di stagione, in zona retrocessione.

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Mase questa Roma gli assomiglia nel bene, lo fa anche nel male. Comprensibile la scelta di far partire Toni all'esordio dalla panchina (comunque unico tecnico a rinunciare al nuovo acquisto dopo la sosta) per non bruciare il redivivo Baptista, un po' meno quella di mettere (ma perché ad ogni costo...) dentro il colosso modenese a dieci minuti dalla fine (a quel punto non aveva più un gran senso) consegnando il pallino del gioco ai padroni di casa: malgrado Toni. Da quel momento in poi la Roma esce dal campo e si consegna a un Cagliari che ci crede e castiga i giallorossi con una doppietta nel recupero: incredibile. Dall'idea del terzo posto al quinto (aspettando i recuperi di Fiorentina e Bari) in quattro minuti vissuti senza cuore e coraggio: a dimostrazione che i noti problemi di «testa» della Roma sono tutt'altro che risolti. Ranieri avrà molto da lavorare ancora e continuare a martellare sullo stesso chiodo sul quale s'era più volte «arrotolato» Spalletti: la Roma non chiude partite già vinte e continua ad avere quei black-out mentali che già in passato le erano costati molto caro. Cagliari resta così un tabù, ma la Roma e Ranieri ce l'hanno messa davvero tutta per farla rimanere tale. Sabato col Chievo servirà un'altra testa per tornare a pensare in grande... magari quella di Toni!

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