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Per la Roma inizia il ciclo della verità

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Chiusurafittizia, per il bilancio definitivo occorrerà attendere i recuperi, ma il traguardo d'inverno l'Inter lo aveva già tagliato con largo anticipo in posizione di privilegio. Torna all'Olimpico la Roma, nel pomeriggio, dopo lo scempio del finale di Cagliari, per il primo degli undici impegni che l'aspettano da oggi alla fine di febbraio, otto in campionato, due in Europa League, uno in Coppa Italia, il più imminente martedì con la Triestina. Ranieri spera di avere Totti e Mexes per la sfida con il Genoa, dunque ancora improvvisazione: esordio di Toni dal primo minuto, forse staffetta con Baptista. Fuori Menez, ieri con grande onestà il tecnico ha attribuito a se stesso la responsabilità della rimonta subita, per avere messo in campo il giovane francese. Neanche convocato, proprio per la deludente parentesi del Sant'Elia, quella che ha indotto Ranieri, molto esplicito, a lasciarlo a casa. Non sarà avversario tenero il Chievo, tra l'altro in più occasioni disposto, in stagione, a far valere le sue attitudini corsare, la Roma dovrà esibire serenità e concentrazione, dimenticando la disavventura in Sardegna, per inseguire ancora un posto nell'Europa vera. Ha anche sottolineato, il tecnico, come non si possa fare la corsa su una o due rivali, il plotone delle pretendenti è folto e qualitativo, soltanto la primavera potrà offrire un meno confuso panorama, gli sbalzi d'umore sono all'ordine del giorno. Nella passata stagione il Napoli, ora così in alto nelle quotazioni, aveva gli stessi punti di adesso, prima del crollo in verticale nel girone di ritorno. Di turno l'Inter in serata, ma la visita del Siena non dovrebbe allarmare più di tanto Mourinho, che perde Balotelli ma recupera Stankovic e Thiago Motta a centrocampo, in attesa di Kolarov sarà Javier Zanetti, il coltellino svizzero multiuso, a sostituire Cristian Chivu. A proposito di Balotelli, ieri mattina un giornale lo invitava, in prima pagina, a seguire l'esempio di Gallinari, prima contestato e poi osannato a New York. Come se nell'impianto dei Knicks si cantasse abitualmente «Se spari, muore Gallinari», oppure «non ci sono americani italiani». Parallelo non so se più imbarazzante o più demenziale, propendo per la seconda ipotesi.

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