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Almeno oggi scordiamoci il pallone

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Oggila Lazio compie 110 anni. Li compie la Società Sportiva Lazio, quella vera, non la sua sezione Calcio, e tuttavia sarebbe da ipocriti negare che le burrascose vicende della più popolare delle sue ramificazioni rendono questa ricorrenza un po' meno lieta di quanto avrebbe meritato. Nel mondo-Lazio, d'altronde, il «pallone» è sempre stato fonte di malintesi, quando non addirittura di conflitti. È vero che nessun altro trionfo biancoceleste ha lo stesso gusto forte e inebriante di quelli colti nel calcio. Ed è soprattutto vero che solo il calcio può regalare ai laziali il piacere dei piaceri, quello di battere nel derby l'Associazione Sportiva Roma (in quanto la poverina, per carenza di cultura specifica, ha smesso da tempo di provare a sfidare la Lazio in altri sport). Però è anche vero che la volgarizzazione del calcio, e il suo progressivo distacco dallo spirito olimpico e dai valori morali che spinsero i Padri Fondatori a scegliere quali colori sociali quelli della bandiera greca, hanno da un lato creato un sacco di problemi e dall'altro promosso la diffusione di una «lazialità» così diversa da quella originale da essere ogni giorno che passa più pericolosamente somigliante alla massificata carnalità del tifo romanista. Alla trasformazione per legge dei club calcistici in società per azioni (1963) si deve, per esempio, la fine della Polisportiva originale. Fino a quel momento, infatti, la Lazio aveva un unico presidente per tutte e otto le discipline praticate dai suoi atleti. Ma quell'anno le altre sezioni, profeticamente temendo di poter venire trascinate nel baratro dei debiti che il calcio avrebbe potuto accumulare causa la nuova legge, scelsero la via della diaspora. Oggi, così, la Polisportiva è tale più di nome che di fatto, perché, pur continuando a sventolare il vessillo dei Fondatori e a tenerne in vita e a diffonderne i princìpi, in realtà è soltanto una libera associazione di libere associazioni, ed a qualcuno cominciano persino a sembrare davvero troppe le 40 sezioni cui, un'adesione dopo l'altra, si è ormai arrivati. Ciononostante stamattina, alla presenza del Presidente Petrucci e del Sindaco di Roma Alemanno, sarà unico e commovente vedere uno accanto all'altro tanti grandi campioni di epoche e sport diversi, riuniti nel Salone d'Onore del Coni per celebrare la bandiera nella quale si riconoscono e l'anniversario numero 110 dell'incarnazione di un Verbo che non ha eguali in Italia e che nessuno, neppure il popolino del calcio, potrà mai cancellare.

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