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La Befana porta dolci a Formello A Trigora arriva solo il carbone

Bandiere di Roma e Lazio

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Nella calza della Befana romana, che simboleggia il mercato di gennaio, soltanto la Lazio trova regali gratificanti, quel Floccari che risolve di colpo i problemi offensivi e che rappresenta un indispensabile complemento per le caratteristiche di Zarate e Rocchi. Trova carbone, e anche di qualità scadente, la Roma che si abbandona alla sindrome del lemming, i roditori votati al suicidio di massa in mare. Al novantesimo era avanti di due gol, tutto vanificato in un lampo, può lamentare un'irregolarità sulla rete del due a uno, ma insomma soltanto a se stessa può imputare lo scialo di quei due punti che l'avrebbero lasciata sola in quarta posizione. Senza dover cedere il passo al miracoloso Napoli di Mazzarri. Al proposito, singolare il destino di Donadoni quando deve amministrare maglie azzurre: a lui non va benissimo, però basta che arrivino un Lippi o un Mazzarri e il cambio di umore è assicurato. Ma torniamo alla Roma: difficile cancellare le perplessità quando una difesa imbattuta da quattro partite incassa due gol in altrettanti minuti. E qui il bilancio giornaliero di Claudio Ranieri non raggiunge neanche il pareggio: perché la Roma era stata messa in campo bene per un'ora e passa, compresa la decisione di preferire Baptista a Toni, una scelta diversa avrebbe segnato la sepoltura calcistica del brasiliano, poi i cambi a conti praticamente chiusi sono apparsi incomprensibili. Già è arduo vedere Vucinic e Baptista come una coppia di attacco, se poi al montenegrino si affianca Menez cala il sipario. Poco o nulla ha modficato il ritaglio di tempo accordato a Toni, il disastro era stato suggerito da un atteggiamento mentale sbagliato, nel quale il tecnico ha la sua parte di responsabilità. L'obiettivo Champions resta a portata di mano, ma intanto guadagnano terreno la Fiorentina e anche il Bari che non fa sconti a nessuno. Significativo il salto in alto di una Lazio che supera non soltanto il Livorno, ma perfino quell'Udinese accreditata di più nobili ambizioni. Ora Ballardini può lavorare con più confortante serenità, anche se ha già avvertito a chiare lettere che la società dovrà muoversi, presto e in maniera sostanziosa, sul mercato: in entrata, ma anche e soprattutto in uscita. Nella zona calda, la seconda vittoria del Catania di Mihajlovic inguaia il Bologna, ma soprattutto il Siena e l'Atalanta del contestatissimo Conte. Brava e fortunata la Juventus a Parma, vittoria utile per tenere il passo di un'Inter che sa vincere a qualsiasi ora e su qualsiasi tereno, visto che ha superato tutte le insidie delll'orario anticipato e di un campo di patate come quello di Verona. Anche senza Motta, Cambiasso, Stankovic e Muntari, su un prato regolare avrebbe forse vinto di goleada, ammirevoli le triangolazioni in velocità che avevano in Sneijder un costante ispiratore. Nota negativa il grave infortunio a Chivu, la speranza è di rivederlo presto in campo. Ma la testa della classifica procede a passo costante, dopo la Juve mantiene il distacco anche il Milan, il Genoa fatto a strisce a San Siro, nonostante il vantaggio di Sculli. Tanti i protagonisti di lusso, dal ritrovato Beckham a Ronaldinho, però uno su due dal dischetto, ma gli eroi autentici si chiamano Ambrosini, in gran vena, e soprattutto Borriello, difficile pensare che, nonostante l'autentico esercito di punte disponibli, Lippi possa negargli il mondiale.    

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