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«La radio resta straordinaria»

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FabianaPellegrino «Dopo ventisette anni avevo ereditato un ruolo sacro, ero il nuovo officiante del rito». Massimo De Luca, per due anni direttore di Rai Sport e conduttore della Domenica Sportiva, ricorda così il suo esordio a «Tutto il calcio minuto per minuto». «Era il 1987 e prima di me c'era stata solo la meravigliosa voce di Roberto Bortoluzzi, io avvertii che c'era un'enorme platea ad ascoltarmi, che l'Italia pendeva dalla mie labbra. Avevo l'imbarazzo di essere vissuto come una specie di intruso anche se poi cambiai profondamene l'organizzazione e la struttura dello studio che erano fermi a 40 anni prima». Una trasmissione che festeggia i 50 anni ma è tutt'altro che superata. Come lo spiega? «L'immediatezza continua a essere sempre la qualità più straordinaria della radio. Se ti sposti l'unico mezzo a cui puoi affidarti è lei. Di certo gli anni l'hanno depotenziata, invece un tempo era un vero oracolo, l'unica fonte se volevi ascoltare le partite». Il calcio oggi è cambiato, è cambiato anche il modo di raccontarlo? «La radio non ha bisogno di cambiare il modo di raccontare il calcio. Il suo fine primario resta quello di descrivere i fatti così come accadono, dire quello che è necessario affinché si comprenda quello che gli ascoltatori non possono vedere. Quello che è cambiato è magari la necessità di puntualizzare presto degli episodi su cui un tempo si sorvolava, un esempio è la moviola». In un calcio fatto soprattutto di immagini come riesce a sopravvivere quello raccontato alla radio? «La funzione della radio, vale a dire quella di trasmettere le emozioni in diretta e di raccontare i fatti così come accadono resta sempre la stessa, per questo la radio sopravviverà. Se a questo si aggiunge che ci sarà sempre una fetta di persone escluse dalla diretta del calcio sulle televisioni a pagamento si capisce come la radio abbia non solo un passato, ma anche un futuro».

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