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Pioggia di medaglie per lo sport azzurro

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El'affermazione di Livio Berruti nella più classica delle discipline sportive, dinanzi ai velocisti statunitensi e con due primati mondiali stabiliti a poca distanza l'uno dall'altro, ne fu la punta di diamante. Nell'ingessata, arcaica retorica olimpica, il CIO rifiuta di mettere mano ufficialmente ai medaglieri, ma non esiste rappresentativa nazionale o organo di informazione che in occasione dei Giochi non esalti le proprie capacità contabili sommando uno sull'altro i piazzamenti in oro, argento e bronzo. Con 36 medaglie, gli azzurri uguagliarono il punteggio risalente ai Giochi di Los Angeles del 1932, giungendo tuttavia quarti nella classifica finale, dietro Unione Sovietica, Stati Uniti e Germania, rispetto al sorprendente secondo posto firmato ventotto anni prima nella città californiana. Le vittorie italiane furono tredici. Cinque nel ciclismo, quattro delle quali sulla pista del velodromo dell'EUR, Sante Gaiardoni nella velocità e nel cronometro da fermo, Sergio Bianchetto e Giuseppe Beghetto nel tandem, Luigi Arienti, Franco Testa, Mario Vallotto e Marino Vigna nell'inseguimento a squadre, più Antonio Bailetti, Ottavio Cogliati, Giacomo Fornoni e Livio Trapè nella 100 km a cronometro su strada, prova in cui si verificò il dramma del danese Knud Jensen, deceduto subito dopo l'arrivo per uso improprio di prodotti farmacologici. Potente anche l'affermazione nel pugilato, con i successi di Francesco Musso tra i pesi piuma, di Nino Benvenuti tra i welter e di Francesco De Piccoli nei massimi. L'Italia colse l'en plein nella spada, con la vittoria individuale di Giuseppe Delfino e il successo collettivo firmato dallo stesso Delfino e da Edoardo Mangiarotti, alla sua quinta Olimpiade, da Fiorenzo Marini, Carlo Pavesi, Alberto Pellegrino e Gian Luigi Saccaro. Il resto venne dagli sport equestri, con la prova magistrale di Raimondo D'Inzeo, alla guida di Posillipo, nel Gran premio di salto ad ostacoli disputato a piazza di Siena e chiuso con il secondo posto del fratello Piero in sella a The Rock, dall'atletica, con l'affermazione di Livio Berruti sui 200 metri, prima vittoria di un europeo sulla distanza, e dalla pallanuoto, con Amedeo Ambron, Danio Bardi, Giuseppe D'Altrui, Salvatore Gionta, Giancarlo Guerrini, Franco Lavoratori, Gianni Lonzi, Luigi Mannelli, Rosario Parmegiani, Eraldo Pizzo, Dante Rossi e Brunello Spinelli, primi dinanzi a sovietici e ungheresi. Medaglie d'oro a parte, di rilievo furono, tra gli altri, i secondi posti di Bossi, Lopopolo e Zamparini nel pugilato, del 4 senza nel canottaggio e nei C2 1000 metri di canoa, di Giovanni Carminucci nelle parallele, e i due ingressi in finale nella velocità di Giuseppina Leone, con la medaglia di bronzo sui 100 alle spalle dell'antilope nera Wilma Rudolph, ventesima di 22 figli, immobile per poliomielite fino ai 7 anni, e dell'inglese Doroty Hyman. A.F.

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