Grande Rossi Un problema sarà il «dopo»

Lecelebrazioni per il nono titolo di Valentino Rossi non potevano mancare e sono state più che legittime visto lo strapotere che, l'ormai ex folletto di Tavullia, ha mostrato anche in questo campionato del mondo. Il nono messo in una bacheca che sembra tutt'altro che destinata a chiudersi con i successi di questo straordinario 2009 nel quale «il dottore» ha infranto un'altra quantità considerevole di record in sella a una moto da corsa. È lui il cannibale di questo sport bellissimo che le ha date di santa ragione, almeno in termini di audience e risposta degli sponsor, al tracotante mondo della Formula Uno che è dovuto ricorrere ad aule di tribunali e ritorni eccellenti per darsi un tono e riprendersi la carica di secondo sport al mondo: dopo il calcio ovviamente. È lui l'attore protagonista dei pomeriggi passati davanti alla tv incollati con le unghie infilate nelle poltrone e con l'adrenalina a mille attaccati agli scarichi della sua Yamaha impegnata in «passaggi» impossibili al di là dell'umano. Le cose che abbiamo visto fare a Valentino sono di quelle che riescono a pochi e che hanno nulla a che fare con un semplice sport. Si parla di talento, di classe, di elezione suprema di un ragazzo nato con la moto nel sangue e che ha fatto della sua passione vita, divertimento e anche business. Ma come tutti i cannibali, come tutte le stelle che brillano di luce propria, rischiano di sottrarre forza a un movimento che senza Valentino rischia di scomparire. La storia del motociclismo moderno in Italia sta lì a raccontarlo. Dopo i fasti dell'era Agostini troppi anni di nulla con qualche lampo di luce affidato al coraggio e al «manico» di gente come Lucchinelli e Uncini. Poi di nuovo buio fino all'arrivo delle nuove generazioni, quelle che ancora oggi ci infiammano le giornate e riempiono i titoli dei giornali: e così prima Capirossi, poi i quattro mondiali di Biaggi che ha lasciato, suo malgrado, il testimone proprio a Valentino Rossi: che però è rimasto solo o quasi. Non è un caso se il mondo «italiano» delle due ruote da corsa stia cercando di pompare anche oltremisura il talento del giovane Simoncelli. Lo fanno perché sanno bene come il dopo-Rossi si prospetta alquanto duro per l'intero movimento che rischia così di rimanere schiacciato dal ricordo del campione che non c'è più. Ovvio che Vale prima di lasciare una moto che corre avrà ancora molto da dire e altri record da infrangere. E chiusa definitivamente la porta principale per il box di Maranello, non gli rimane che continuare a randellare le giovani leve che si faranno comunque sempre più sotto al «vecchio» leone. Diverso il discorso in Superbike, argomento già chiuso per il grande circus dei media che contano ma che ha avuto nuovi stimoli dall'ingresso in pista della accoppiata Biaggi-Aprilia: un campione italiano su una moto italiana è il sogno di un mondo intero che si avvera. Quest'anno un esordio ottimo ma che ha regalato giusto qualche soddisfazione e buoni propositi per il futuro. Ma il prossimo anno Max e la potentissima Aprilia Rsv1000R sono chiamati al successo. Serve un guizzo e un salto di qualità per riportare in auge l'Italia anche tra le derivate di serie e iscrivere un binomio italiano nell'albo d'oro mondiale. Aspettando che nel 2011 Rossi metta il suo «culetto d'orato» su quella Ducati che in MotoGp non ha ancora smesso di sognare.