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Bettega-bis: questa non è vera Juve

Roberto Bettega

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TORINO - Non è chiaro, annusando gli umori del popolo juventino, se sia maggiore la soddisfazione nel rivedere in società Roberto Bettega o l'arrabbiatura nel sentirsi dire che Diego, Felipe Melo e Caceres torneranno alla base con un giorno di ritardo rinunciando anche all'amichevole di domani, a Jeddah contro l'Al Ittihad. Siccome però ieri doveva essere il Bobby Day, tanto vale privilegiare la prima opzione: «I giocatori hanno bisogno di staccare la spina: quando saremo al completo, avremo un colloquio tutti insieme», ha detto il presidente Blanc. Se però il presidente la vede in questo modo, così sia. Bettega vicedirettore generale, allora. E chiavi della società consegnategli direttamente da Blanc: «Ho voluto dare a Roberto i poteri giusti per guidare tutta l'area sportiva: prima squadra, settore giovanile e medico, scouting e mercato». «Amo far parlare i fatti e penso al bene della Juventus - ha detto Bettega - Questa non è la vera Juve, ne sono convinto: bisogna capire perchè c'è stato un calo così evidente. Come mi sento? Onorato ed emozionato. Non ho mai pensato di andare altrove perchè la Juve è la realizzazione di alcuni miei sogni e non conosco alternative ai colori bianconeri». Musica per le orecchie di chi tifa Vecchia Signora. «Cosa penso delle parole critiche di John Elkann nei confronti della gestione precedente a calciopoli? Io non rinnego nulla, ma era doveroso esprimere quel concetto. In ogni caso, i ragazzi hanno vinto gli scudetti sul campo. Ora, però, guardiamo al futuro. Oggi la Juventus è una macchina che funziona a 360 gradi, una parte di questa macchina stenta ad inserire la marcia. Io cercherò di dare il mio contributo affinchè questa macchina riprenda a marciare». Tema obbligato, la conferma o meno di Ferrara: «La mia funzione comincerà il primo gennaio, ve lo dirò allora – la riposta a metà tra il diplomatico e il sibillino, mentre continuano le voci su un possibile arrivo di Hiddink - di sicuro, tutti devono capire l'importanza di lavorare insieme. Cosa ho detto a Ciro? La cosa più importante è stato l'abbraccio iniziale». Si vedrà.

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