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Un'altra stagione all'insegna di «re» Usain Bolt Ma anche dello strapotere dell'etiope Bekele

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Berlinoè stato il terreno di conquista del giamaicano che ha avuto un solo avversario da battere: se stesso e ha vinto la sua sfida mettendosi ben tre medaglie d'oro al collo (100, 200 e 4x100) e siglando due record del mondo stratosferici nei 100 metri con 9"58 e nei 200 metri con 19"19. Ai mondiali tutto è sembrato fin troppo facile per Usain che è l'apice di un movimento, quello giamaicano, capace di vincere 10 medaglie alla rassegna iridata di Osaka nel 2007, 13 ai Giochi Olimpici di Pechino e altre 13 medaglie in terra tedesca con il secondo posto nel medagliere dietro gli USA (22 metalli) e un dominio ormai quasi incontrastato nella velocità. L'Olympiastadion ha offerto un magico palcoscenico ad un «piccolo-grande» etiope dal nome di Kenenisa Bekele che ricalcando quando fatto ai Giochi Olimpici di Pechino è stato capace di infilare ancora una doppietta nei 5000 e 10000 metri, dimostrando di essere il più grande o quasi interprete delle lunghe distanze su pista. A tal proposito c'è chi ha ipotizzato di poter vedere una mega sfida tra Bolt-Bekele, una sorta di scontro tra titani su una distanza intermedia che dovrebbe aggirarsi attorno ai 600 metri. Uomo o donna? L'interrogativo sollevato dalla vincitrice degli 800 metri femminili Caster Semenya è stato più forte dell'impresa della quale è stata capace la «ragazzina» di appena diciotto anni. La sudafricana celebrata in patria come una eroina è stata oggetto di tutta una serie di accuse e poi sottoposta ad analisi che hanno evidenziato la conferma del sospettato ermafroditismo. All'atleta comunque non è stata tolta la medaglia vinta e neanche i guadagni derivanti da quella suggestiva affermazione, anche se il caso è ancora aperto e si attendono delucidazioni finali sul futuro della mezzofondista da parte della Federatletica mondiale. È stato un anno portentoso anche per la specialità della maratona, con oltre cento atleti in grado di correre in meno di due ore e dieci minuti, cinquanta atleti sotto le 2:08:30, e più di 270 atleti sotto le due ore e tredici. I più veloci sono stati il keniano Duncan Kibet Kirong che a Rotterdam ha corso in 2h04'27 e la tedesca Irina Mikitenko che a Londra ha chiuso in 2h22'11. Fari puntati oltre oceano dove dopo 27 anni, Meb Keflezighi, ha riportato un americano sul trono della Maratona di New York, l'ultimo era stato Alberto Salazar nel 1982. Guardando a casa nostra era iniziata con sei medaglie (2 ori, 2 argenti e 2 bronzi), 16 finalisti e il terzo posto conquistato nel medagliere a pari merito con la Francia e dietro ai colossi di Russia e Germania, l'avventura dell'atletica azzurra nel 2009. Un successo non solo sul campo ma anche organizzativo quello degli Europei indoor di Torino che avevano suscitato nel Presidente della Fidal Franco Arese e nel Direttore Tecnico Francesco Uguagliati moti di entusiasmo. «Questo Europeo deve essere uno stimolo a migliorarsi ancora, deve servire da sprone per nuovi, ulteriori traguardi - aveva detto Arese - Non è il caso di montarsi la testa, sappiamo bene che a Berlino quest'estate sarà difficile riuscire ad imporsi. Godiamoci il momento, che va decisamente festeggiato, senza però volare troppo alto. Restiamo con i piedi per terra». Con lo stesso entusiasmo o quasi l'atletica azzurra era approdata ai Giochi del Mediterraneo di Pescara dove le medaglie sono state addirittura 29 (11 ori, 11 argenti e 7 bronzi) con il primato nel medagliere davanti alla Francia e al Marocco mentre sono stati 5 i podi (1 oro, 2 argenti e 2 bronzi) alle Universiadi di Belgrado. Al Mondiale invece la musica è cambiata, a conferma dei tristi presagi, ma forse nessuno si immaginava che la spedizione azzurra potesse collezionare uno zero tondo, che in una manifestazione di dimensione iridata all'aperto (compresi i Giochi Olimpici) non accadeva da Melbourne 1956. Le speranze e i sorrisi che avevano cullato l'atletica italiana nella prima parte di stagione si erano già affievolite alla vigilia dell'evento iridato. Prima di tutto non c'era l'uomo copertina della nostra atletica, Andrew Howe che nonostante abbia provato a rimettersi in carreggiata era stato costretto a rinunciare per evitare figure barbine. Assenti anche alcuni eroi torinesi, da Licciardello alle prese con problemi ai tendini a Donato che pure sulla pedana mondiale ha voluto comunque esserci arrendendosi ad una condizione che con l'infortunio patito nell'ultimo mese non poteva essere sicuramente di alto livello. Meste ovviamente le considerazioni post-mondiale di Arese: «È inutile nasconderlo – le sue parole - ci aspettavamo qualche medaglia non siamo andati bene. Avevamo molta fiducia nella 50 km di marcia con Schwazer e speravamo anche in altri due podi. Sono arrivati, invece, due quarti posti con Rubino e la Di Martino. I numeri ci dicono che ben sette degli atleti che a Pechino, un anno fa, erano arrivati alla finale o all'ammissione alla finale, non si sono ripetuti. Sono atleti importanti, che a Berlino hanno purtroppo ottenuto un risultato al di sotto delle attese. Malgrado questo, sono comunque arrivati 8 finalisti, il doppio di Pechino, e uno in più di Osaka 2007. Purtroppo per colpa degli infortuni abbiamo dovuto rinunciare ad alcuni atleti di punta». Se il presente quindi appare piuttosto torvo che dire del futuro dell'atletica italiana? Qualcosa sembra muoversi, i giovani azzurri cercano di farsi spazio. Ed ecco che ai Mondiali allievi di Bressanone è arrivato il primo oro della storia quello di Alessia Trost nell'alto e le medaglie di bronzo di Josè Reynaldo Bencosme nei 400hs e di Giovanni Galbieri nei 100 metri. Agli Europei under 23 di Kaunas le medaglie vinte dalla compagine azzurra sono state 4 (1 oro, 2 argenti e 1 bronzo) con 3 nuovi primati nazionali di categoria, così come quattro sono state quelle conquistate dagli juniores agli Europei di Novi Sad (un argento e tre bronzi) mentre si è chiusa con un bottino finale di 6 medaglie (1 oro, 2 argenti e 3 bronzi) la trasferta a Tampere (FIN) degli under 18 italiani alla decima edizione dei Giochi Europei della Gioventù. Ed è proprio di domenica scorsa la vittoria del bronzo della squadra seniores maschile (Meucci, Lalli, La Rosa e De Nard) alla rassegna continentale di cross di Dublino dopo cinque anni di digiuno senza dimenticare le recenti 14 medaglie (5 ori, 4 argenti e 5 bronzi) ottenute dai giovani azzurri alle Gymnasiadi di Doha. Una bella boccata di ossigeno per affrontare il 2010 della «verità» per l'atletica tricolore.

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