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Le uniche note positive dai dilettanti

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Unamedaglia d'oro (Cammarelle), una d'argento (Russo) ed una di bronzo (Picardi) erano stati l'anno scorso il bilancio azzurro alle Olimpiadi di Pechino. Quest'anno, con il vantaggio (onestamente non determinante) del fattore campo i dilettanti italiani hanno ottenuto due titoli ai mondiali di Milano con il solito Cammarelle e con Domenico Valentino. A Milano ha deluso Russo, che pare abbia deciso di passare professionista, un percorso che invece non è nelle intenzioni di Cammarelle. Purtroppo nelle ultime settimane il pugilato italiano, a livello professionistico, ha perduto l'unico titolo mondiale in suo possesso (quello dei massimi leggeri) mentre ha mancato la conquista di quello WBC dei pesi medi e di quello europeo dei pesi massimi. Giacobbe Fragomeni, sconfitto a Kiel dall'ungherese Erdei, ed Emanuele Della Rosa, battuto a Schwering, in Germania, dal tedesco Sebastian Zbik hanno disputato prove dignitose senza peraltro avere la possibilità di recriminare sui verdetti. Niente da fare invece per Paolo Vidoz, sconfitto a Londra dal polacco Sosnowski dopo un match che probabilmente sarà stato l'ultimo della sua carriera. In precedenza un altro italiano, Domenico Spada, aveva inutilmente tentato di conquistare il titolo WBC dei medi mentre non si capisce come mai Silvio Branco abbia voluto allungare la propria carriera con un improbabile tentativo contro il canadese Jean Pascal , che lo ha sconfitto prima del limite. Nelle classifiche mondiali delle varie sigle, che comprendono 15 pugili per ogni categoria di peso, figurano soltanto sei italiani, ma nessuno con concrete possibilità di arrivare al titolo. Andrea Sarritzu è campione europeo dei mosca, Simone Maludrotto non è riuscito a conquistare quello dei gallo. La verità è che non abbiamo più una vedetta e c'è evidentemente qualcosa che non funziona nella formazione dei nostri pugili. Nel 1960 le Olimpiadi di Roma, dove abbiamo conquistato sette medaglie, hanno lasciato al professionismo campioni come Benvenuti, Lo Popolo, Bossi, Mazzinghi, De Piccoli, quasi 50 anni dopo Pechino ed i mondiali di Milano ci hanno lasciato ben poco. Rin. Tom.

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