Le straordinarie imprese delle Azzurre di Barbolini riscattano l'ennesima stagione buia degli uomini
Leragazze di Massimo Barbolini da due anni a questa parte collezionano successi che si chiamano Coppa del mondo, Campionato europeo (doppietta tra il 2007 e il 2009), Universiadi, Giochi del Mediterraneo e World grand champions cup. Gli uomini di Anastasi, viceversa, non riescono a trovare una dimensione precisa, sospesi tra un potenziale tecnico, che gli addetti ai lavori continuano a indicare come di primo livello, e una condizione mentale che fatica a trovare stabilità. I lustri degli anni novanta sono un'icona lontana, da cui sarà meglio staccarsi il prima possibile. Della Nazionale che ha vinto, unica nella storia di uno sport di squadra, tre titoli iridati di fila ('90, '94, '98), e conquistato l'onorificenza di squadra del secolo, restano bellissimi ricordi; ma l'ultima vittoria è targata Roma 2005 (campionati europei). Troppo tempo per non ammettere che in quel novero di eccellenza in cui ci sentivamo a casa, e con più di una velleità padronale, non ci siamo più. Il decimo posto dell'ultimo Europeo di Turchia è un segnale che si accomuna con la mancata qualificazione per la fase finale della World league. La competizione che è stata tinta di azzurro per otto volte dal 1990 al 2000 è lo specchio più impietoso. L'Italia non accede alla Final four (wild card escluse) dal 2003. In un difficile percorso di ricambio generazionale, il movimento azzurro si è un po' perso. La rosa attuale è ancora imperniata su un gruppo di giocatori la cui carta di identità dà meno certezze del talento. Vermiglio è classe 76; Fei, è appena due anni più giovane; il gruppo dei martelli, da Cisolla a Cernic, da Zlatanov a Savani, fatta eccezione per quest'ultimo (82) ha passato la trentina. Il novero dei centrali ha in Piscopo, classe '83, il suo elemento più giovane, seguito da Birarelli ('81), Sala e Fortunato, rispettivamente 78 e 77. I giovani, Martino ('87), Maruotti ('88) e Parodi ('86), sul fronte attaccanti, Saitta e Travica, sul versante palleggiatori, faticano ad affermare le proprie capacità, non riuscendo a ritagliarsi un vero e proprio ruolo da protagonisti. Senza voler essere impietosi, nell'anno del primo mondiale vinto (1990) Zorzi, Cantagalli, Gardini, Tofoli, avevano 25 anni, con Giani e Bernardi di qualche anno più giovani. Ora la realtà racconta di un settore giovanile che non produce più campioni e fatica a pescare da un bacino sempre più povero. Su circa 226 mila tesserati a livello nazionale, quasi l'80 per cento sono donne. Quest'anno, poi, a esasperare la situazione ci si sono messe alcune improvvide decisioni da parte della Lega. La vicenda comincia in estate, con l'esclusione, per questioni amministrative, di Pineto e il ripescaggio di Forlì. Dopo una lunga fase di incertezza, comincia la guerra delle carte bollate. Pineto viene riammessa e i romagnoli retrocessi di nuovo. Mentre il campionato sta per partire, il Tar del Lazio dà ragione al ricorso di Forlì e si crea una situazione paradossale: in A1 e in A2 ci sono 15 squadre. La Lega chiede alla Fipav di levare le castagne dal fuoco, ma a via Vitorchiano hanno le mani legate, fino al successivo consiglio, fissato in data successiva a quella dell'inizio delle competizioni. Tra proposte fantasiose e inutili bagarre si decide per due tornei a 15 squadre, con un turno di riposo. Proseguendo sulla scia delle decisioni maldestre, le promozioni in A2 vengono ridotte da due a una: sale solo chi vince i play off. La regular season diventa un simpatico allenamento di mesi: chi arriva al primo posto ha il vantaggio di giocare in casa le partite di spareggio e di essere in pole position in caso di eventuali ripescaggi. In ottica Roma, la decisione non è il massimo. La MRoma volley si presenta molto rinnovata. Paolo Tofoli ha appeso le ginocchiere al chiodo, in panchina siede un monumento del calibro di Giani e, dopo due anni di inattività, per una squalifica formalmente mai arrivata, possono giocare Ray Poey e Yasser Portuondo, i due esuli cubani rifugiatisi nella Capitale. Dopo averli visti gli addetti ai lavori modificano i pronostici: questa Roma può fare il salto di categoria. La prima metà del campionato è confortante, i neroverdi perdono una sola partita, mostrando a tratti una bella pallavolo. Ben assestato su un trono di medaglie, l'ambito femminile vive ben altra serenità. Dopo anni a guardare i maschietti, le ragazze hanno i riflettori tutti per loro. La complicata era Bonitta, per altro non avara di soddisfazioni, è alle spalle. Il gruppo è compatto, vince e supera alla grandissima la delusione olimpica. Il 2009 ha il suo appuntamento clou nell'Europeo in Polonia e Lussemburgo. L'Italia, ammessa come campione in carica, non affronta le qualificazioni. Per le azzurre si prospetta un'estate di palestra e amichevoli. Barbolini tiene le più esperte in collegiale, mandando le più giovani a giocarsi il Torneo di Montreux . La cosiddetta nazionale B cede solo in finale, alle campionesse olimpiche del Brasile. Nei mesi di giugno e luglio si mettono in bacheca, nell'ordine, Giochi del mediterraneo, Universiadi ed Edison Challenge Cup, prima di conquistare la qualificazione ai prossimi mondiali. A settembre si entra nel vivo: Lo Bianco e compagne devono difendere il trono continentale. Quella delle azzurre nel Granducato è una marcia trionfale: otto vittorie in altrettante gare, con due soli set persi. La finale contro l'Olanda, compagine tutt'altro che di secondo piano, è l'epilogo perfetto: le orange non superano quota 20 in nessuno dei tre set. E, dopo aver alzato la Coppa, le azzurre fanno incetta di premi individuali, con Lo Bianco, Cardullo e Gioli. Ma lo spirito indomito di queste magnifiche atlete si vede alla World Grand Champions Cup,in Giappone. C'è da confrontarsi con avversarie extraeuropee, come le brasiliane, con un'arma in meno. Taismary Aguero rinuncia alla nazionale. L'opposto, cubana di nascita ma di cuore italiano, una delle più forti giocatrici di sempre, lascia il gruppo che ha contribuito a costruire a e far crescere. Ma la macchina azzurra va come un treno e non ce n'è per nessuno: trascinata da Gioli e Piccinini, l'Italia cala un pokerissimo di cinque successi e conquista la coppa. La ciliegina sulla torta? Il punto della vittoria lo firma Lucia Bosetti: classe '89, schierata in finale, proprio nel ruolo di opposto.