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Per Thomas la meta più coraggiosa: «Sono gay»

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Perdi più, un campione affermatosi in uno sport come il rugby, espressione ritenuta «virile» per eccellenza. Forse per questo ha atteso di avvicinarsi alla fine della sua carriera di rugby-player internazionale per togliersi un peso: «Sono gay. Ma non voglio essere ricordato come un giocatore di rugby gay. Ho attraversato ogni tipo di emozione, rabbia, disperazione e lacrime. Sono in ansia per l'effetto che questo avrà sulla mia famiglia - ha raccontato al Daily Mail - io sono un giocatore di rugby in primo luogo. Non è rilevante quello che faccio quando chiudo la porta di casa». Ex-capitano del Galles, dove il rugby è una religione, 103 Test internazionali alle spalle con la maglia dei Dragoni e con i British&Irish Lions, una carriera divisa tra Celtic Warriors, Stade Toulousain in Francia e Cardiff Blues di nuovo in Galles. Insomma, una stella del mondo ovale: «Non ho intenzione di lanciare una crociata, ma sono orgoglioso di ciò che sono. Dal rugby ho avuto tutto, spero che il mio esempio possa aprire la strada alle nuove generazioni. Per me è difficile perché sono il primo a parlare ma statisticamente è impossibile che sia l'unico nel rugby, anche se io non so di altri giocatori gay». Per anni e anni, le sue 35 primavere gli hanno permesso di essere protagonista di mille battaglie, ha combattuto su tutti i campi vincendo molto. Ieri ha segnato la meta più coraggiosa.

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