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Di Luca, pugno duro del Coni

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MarcoGrassi Non passerà certo un Natale senza pensieri, Danilo Di Luca. La Procura Antidoping del Coni, infatti, ha chiesto ieri per il corridore abruzzese una squalifica di 3 anni, dopo i noti fatti relativi alla sua doppia positività per Mircera (Epo ricombinata) riscontrata all'ultimo Giro d'Italia. Di Luca, che ha terminato la corsa rosa al secondo posto, è poi risultato non negativo ai controlli delle tappe di Torino e Silvi Marina. La richiesta dell'accusa comprende i 2 anni (pena base per questa positività) più un ulteriore anno in quanto Di Luca ha un caso di recidività (venne sospeso 3 mesi per le sue frequentazioni col medico Santuccione). E quella tra il corridore e il procuratore Ettore Torri, autore della requisitoria, è stata una lunga caccia del gatto col topo: sin dal Giro 2007 Danilo era nel mirino di Torri, che gli contestava la celebre «pipì degli angeli» (a un controllo effettuato dal Coni dopo la tappa dello Zoncolan, i valori delle urine di Di Luca risultarono - a dire del magistrato - troppo puri per appartenere a uno sportivo, e ciò lasciava quindi presupporre qualche pratica illecita), con un teorema che portò alla richiesta di due anni di squalifica. Di Luca nell'occasione venne assolto, ma nel frattempo si era beccato 3 mesi di sospensione (scontati a inizio 2008) nell'ambito dell'inchiesta Oil for drug, per i suoi rapporti col medico Santuccione: è questo il caso di recidività a cui fa riferimento Torri (si fosse trattato di un'altra positività e non di «semplici» rapporti col dottore, sarebbe scattata la richiesta di radiazione). Il corridore ancora una volta si dice sereno: «Mi attendevo il deferimento in questi termini, ma sono convinto che riuscirò a dimostrare le mie tesi davanti alla giuria». Tesi che vanno dalla messa in dubbio dell'efficacia del test che ha rilevato la doppia positività (e in effetti il test in questione non è dei più inattaccabili sotto il profilo medico e scientifico), a un sospetto di complotto, riportato dalle parole dell'avvocato Ernesto De Toni, difensore (con Flavia Tortorella) dell'atleta: «Stiamo facendo attività investigativa, interroghiamo persone. C'era gente che parlava di positività di Di Luca prima ancora che uscissero i risultati dei test. È tutto un po' sospetto; Danilo è stato sottoposto a sei controlli durante il Giro e solo per due è risultato positivo. Perché se i valori del 28 maggio erano alti non c'è stata nessuna conferma nei controlli successivi?». La sensazione è che i legali di Di Luca, più che tratteggiare (im)possibili complotti, farebbero comunque meglio a insistere sul tema dell'affidabilità del test (e di quella dei vari laboratori che analizzano i campioni, visto che ci sono grosse discrepanze tra i risultati di un laboratorio e quelli di un altro). Nel frattempo, Danilo è stato anche iscritto nel registro degli indagati della Procura di Roma per violazione della legge antidoping, e quindi ora c'è anche la possibilità che parta un'azione penale nei suoi confronti. Di sicuro, se venissero comminati i 3 anni richiesti da Torri, sarebbe praticamente impossibile rivedere Di Luca in bici in una gara ufficiale: tra pochi giorni Danilo compirà 34 anni, e il tempo, purtroppo per lui, non scorrerà all'indietro.

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