Torneo mediocre brilla il Palermo
Unpalo per la Samp, un dubbio intervento su Brighi in area, un tiro di Perrotta sul quale si è immolato, col viso, Gastaldello, la comune pressione convinta ostacolo alla costruzione, ma un freno determinante lo provoca anche un campo indegno, pieno di buche pericolose per l'incolumità deli interpreti. Ripresa a senso unico, ma non basta. A Roma si chiama acciaccapista, pittoresca definizione dell'ammucchiata che il campionato proponeva dalla quinta alla tredicesima posizione: e prima del posticipo di Marassi, sette squadre alla stessa quota, più Palermo e Cagliari appena un punto indietro. Livellamento clamoroso, purtroppo non verso l'alto, anzi in direzione contraria, sintomi di malessere che coinvolgono anche i vertici della classifica, l'Inter può perfino consentirsi i piccoli passi quando le inseguitrici franano clamorosamente, prima la Juventus poi il Milan. Soltanto il Parma, che prima della sosta dovrà visitare l'Olimpico romanista, fa un buon passo in avanti, per il resto è stata un po' la domenica delle occasioni perdute. San Siro gelata dal miglior Palermo della stagione, anche se ha dovuto attendere la ripresa per tradurre in cifra utile la straordinaria produzione offensiva che esalta l'ottimo lavoro di Delio Rossi. Ha avuto le sue occasioni, il Milan, che nel finale aveva messo in campo l'artiglieria al completo, ma il contropiede dei siciliani avrebbe potuto provocare sfracelli. Tutto sommato non è andata poi male all'Inter, a lungo in dieci per il doppio giallo a Sneijder e vicina alla vittoria a tempo quasi scaduto, dopo che al bel gol di Milito aveva risposto Tiribocchi, mettendo a nudo ancora una volta le lacune di Lucio in copertura, ha lasciato segni evidenti lo sforzo, soprattutto psicologico, del turno di Champions. Ma è un discorso che vale per lo stesso Milan, raramente visto così opaco di recente, e soprattutto per la Fiorentina, che pure a Verona aveva trovato presto un prezioso vantaggio. Ma il Chievo di Mimmo Di Carlo gioca un calcio bellissimo, non è usurpato il suo imbarco sulla affollatissima zattera dei pretendenti a un posto nell'Europa autentica. La nota più significativa del pomeriggio è sicuramente il ritorno della Lazio a una vittoria che mancava da oltre tre mesi, già il derby malamente perso aveva testimoniato il buon livello di una squadra capace ieri di tenere a zero il terzo attacco della Serie A. Ballardini ha dovuto raschiare il fondo del barile per far fronte a un'emergenza terrificante, rivisto in campo perfino il «desaparecido» Firmani, oltre a Meghni e Del Nero, pochissimo impiegati in precedenza. Raggiunto il Bologna, la Lazio si lascia alle spalle cinque squadre, la più vicina è il Livorno che ha reso amaro il ritorno in panchina di Mihajlovic: il suo Catania è buon ultimo, dopo che la seconda vittoria della gestione Malesani ha restituito fiducia e voglia di vivere a quel Siena che era apparso in caduta libera fino a un mese fa. Gianfranco Giubilo